martedì 4 novembre 2014

Moncler spiuma la Gabanelli

Non è bastata la replica ufficiale della Moncler a rassicurare gli operatori di Borsa. Il marchio di abbigliamento di lusso  di proprietà dell’imprenditore Remo Ruffini ha continuato a viaggiare in negativo a Piazza Affari  per tutta la giornata chiudendo a -4,8%.  Merito di Report.  Il programma di Milena Gabanelli domenica sera ha ricostruito le fasi della produzione dei giacconi, mettendo sotto accusa le tecniche utilizzate per procurarsi le piuma d’oca.



La normativa europea prevede che il piumaggio delle oche venga raccolto mediante pettinatura, una tecnica che non causa dolore agli uccelli. Secondo la ricostruzione della trasmissione televisiva, invece, le piume che poi finiscono nei piumini Moncler spesso verrebbero strappate agli animali vivi senza alcun tipo di rispetto della normativa vigente, provocando lacerazioni alla pelle. Report ha messo poi in dubbio anche la qualità di queste piume, che sembra vengano messe assieme ad altre di valore più scadente prelevate per esempio da altri uccelli come le anatre. E non è finita. Sotto le telecamere di Report è finito anche il prodotto finale. Che viene assemblato principalmente non in Italia, ma nell’Europa dell’Est: Romania ma anche Armenia e anche in Transnistria, uno stato auto-proclamato facente parte del territorio della Moldavia, non riconosciuto dalle Nazioni Unite. Non contenta, la Gabanelli ha anche puntato il dito sul prezzo finale del prodotto, che sarebbe di molto sovraccaricato rispetto a quanto prendono i terzisti. I quali, secondo le informazioni raccolte da Report, ricevono per ogni capo finito un compenso che si aggira tra i 30 e i 45 euro, mentre sul cartellino, in negozio, il prezzo sale fino a raggiungere e talvolta superare i 1.200 euro.

Piccata, e con promesse di querela, la risposta dell’azienda. «Moncler», si legge in una nota diffusa ieri, «specifica che tutte le piume utilizzate in azienda provengono da fornitori altamente qualificati che aderiscono ai principi dell’ente europeo Edfa (European Down and Feather Association), e che sono obbligati contrattualmente a garantire il rispetto dei principi a tutela degli animali. Tali fornitori sono ad oggi situati in Italia, Francia e Nord America. Non sussiste quindi alcun legame con le immagini forti mandate in onda riferite a allevatori, fornitori o aziende che operano in maniera impropria o illegale, e che sono state associate in maniera del tutto strumentale a Moncler». Quanto alla «delocalizzazione» la Moncler fa sapere che «non ha mai spostato la produzione, come afferma il servizio, visto che da sempre produce anche in Est Europa». Per quanto riguarda i ricarichi, infine, «il costo del prodotto viene moltiplicato, come d’uso nel settore lusso, di un coefficiente pari a circa il 2,5 dall’azienda al negoziante, a copertura dei costi indiretti di gestione e distribuzione». Mentre «nei vari Paesi la distribuzione applica, in base al proprio mercato di riferimento, il ricarico in uso in quel mercato».

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