giovedì 13 ottobre 2011

Giulio sfrutta il caos e frega pure Romani

Essere finito sul banco degli imputati per lo scivolone del governo sul rendiconto di bilancio non sembra aver prodotto effetti di sorta. Anzi, ancor prima che si spegnessero le polemiche sulla sua assenza in aula Giulio Tremonti ha voluto subito offrire altri spunti di riflessione puntando il mirino in direzione di Paolo Romani.

Nella bozza della legge di stabilità che oggi sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri (e che nel corso della notte potrebbe subire ulteriori cambiamenti) sono scomparsi  800 milioni che il ministero dello Sviluppo avrebbe voluto destinare al progetto per la banda larga di nuova generazione (Ngn). Nel testo si legge che gli 1,6 miliardi aggiuntivi rispetto all’obiettivo minimo di 2,4 miliardi incassati dallo Stato con l’asta delle frequenze non andranno nemmeno in parte (era previsto il 50%) alle tlc. Per la gioia del ministro Mariastella Gelmini i soldi dovrebbero andare per metà, come già stabilito, al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato e per l’altra metà ad un fondo gestito sempre dal Tesoro per finanziare progetti legati all’istruzione.
A confermare la sensazione che la mossa di Tremonti misuri il gradimento del ministro dell’Economia per il trasferimento della regia del dl sviluppo a Romani, ci sono anche le recenti manovre di Vito Gamberale, che da un po’ di giorni non perde occasione per annunciare che sarà lui, con la sua Metroweb, a cablare l’Italia con la fibra ottica. Per ora la società controllata dal fondo F2i e da Intesa (ma presto dovrebbe entrare anche Fasteb con una quota di minoranza del 15%) possiede solo la rete di Milano, ma l’obiettivo è quello di duplicare il modello in altre zone, affossando di fatto il tavolo Romani sulla Ngn, che prevedeva invece un piano d’azione nazionale coordinato dal governo.

Il progetto non solo piace molto a Telecom, che potrebbe continuare a sfruttare a lungo la vecchia rete in rame e investire sulla fibra solo nelle aree ad alta profittabilità, ma anche alla Cdp. Il fondo F2i di Gamberale, infatti, è partecipato all’8% dalla Cassa e la stessa Metroweb è presieduta da Franco Bassanini, attuale presidente della spa controllata al 70% dal Tesoro. La cosa curiosa è che la Cdp, che avrebbe dovuto essere uno dei pilastri della società della rete immaginata da Romani, secondo quanto risulta a Libero, si sarebbe invece impegnata con entusiasmo a garantire il sostegno a Gamberale per il suo progetto. Operazione poco gradita al ministro dello Sviluppo, che ieri ha voluto incontrare l’ingegnere di F2i e che in queste ore è al lavoro per recuperare le risorse sulla Ngn.
Nel testo che arriverà oggi in Cdm, inoltre, Tremonti allarga ulteriormente i suoi spazi di manovra nei tagli ai ministeri, inserendo nelle spese rimodulabili anche quelle «non rimodulabili» e prevedendo ulteriori sforbiciate “lineari” alle dotazioni finanziarie e ai programmi di spesa per chi non ha raggiunto gli obiettivi fissati. Ci sarebbero poi, tra le altre cose, 242 milioni per le scuole non statali, 400 milioni per l’autotrasporto, altri 400 per l’università nonché la proroga della detassazione sui salari di produttività e lo stanziamento di un miliardo per gli ammortizzatori sociali.

© Libero