Qualcuno esce soddisfatto, altri con le ossa rotta. Il giorno più lungo del governo è iniziato con il voto di fiducia ed è finito con un faticoso Consiglio dei ministri sulla legge di stabilità in cui Silvio Berlusconi ha dovuto gestire la divisione dei pani e dei pesci decisa da Giulio Tremonti per evitare che, dopo il via libera della Camera, l’esecutivo perdesse qualche pezzo per colpa del ministro dell’Economia. Alla fine, malgrado i mugugni e i malumori, Ignazio La Russa assicura che tutti hanno votato il ddl. Di sicuro lo ha fatto a malincuore Ferruccio Fazio, che si è visto togliere a sorpresa da sotto il naso circa un miliardo che doveva finire all’edilizia sanitaria. «Sto facendo una battaglia importante, e mi auguro di vincerla», aveva detto solo qualche ora prima il ministro della Salute.
A nulla è servita la voce grossa fatta da Paolo Romani nei giorni scorsi («il taglio delle risorse per le tlc è un danno grave per il Paese», aveva denunciato) per riavere i fondi dell’asta delle frequenze. Gli 800 milioni promessi a luglio saranno sminuzzati in tanti pezzettini (c’è l’autotrasporto, il 5 per mille, la detassazione dei salari legata alla maggior produttività, il finanziamento scuole e università non statali, finanziamento del fondo per le università, partecipazione alle missioni internazionali, fondo occupazione) dei quali neanche uno andrà a finire al ministero dello Sviluppo economico. Oltre al danno, la beffa: in cambio di quelle risorse Tremonti promette che la Cdp si occuperà del piano per la banda larga. In realtà, l’impegno della Cassa depositi sarà rivolto al progetto annunciato recentemente da Metroweb (società controllata dal fondo partecipato anche dalla Cassa, F2i) che, di fatto, ha provocato l’archiviazione del tavolo Romani sulla Ngn.
Sostiene di essere contento, invece, Roberto Maroni, per un quasi dimezzamento dei 550 milioni previsti per il ministero dell’Interno. Anche il titolare della Difesa, La Russa, spiega, di «essere riuscito a ridurre un taglio alle forze armate che prima era solo lineare». Secondo le prime stime, rispetto agli 1,4 miliardi previsti, «dovremo riuscire a ridurre la sforbiciata al ministero a poco più di un miliardo». Ma la sensazione è che il comparto sicurezza sia stato comunque colpito duramente. Questo il bilancio: taglio di due milioni per il 2012 per le spese di vitto del personale dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza impegnato in servizio d’ordine fuori sede e mega sforbiciata complessiva di 60 milioni tra 2012 e 2013 tra Carabinieri e Polizia.
Stretta in arrivo anche per la Pubblica amministrazione. Per i dipendenti dello Stato che lavorano meno di otto ore non ci saranno più i buoni pasto. La misura colpirà tutti gli impiegati assunti con il part time, che si troveranno a dover fare i conti con una perdita media di 150 euro al mese. Mentre gli aspiranti dirigenti della Pa dovranno pagare una tassa sui concorsi da 10 a 15 euro. Gli enti previdenziali Inps, Inpdap e Inail dovranno invece ridurre le proprie spese «in misura non inferiore» a 60 milioni nel 2012, a 10 milioni nel 2013 e a 16,5 milioni dal 2014. Stangata anche per i Mononopoli di Stato, che a decorrere dal 2012 dovranno tagliare le spese per un importo minimo di 50 milioni di euro. Bastonati anche i centri di avviamento fiscale (solitamente gestiti dai sindacati). Il ministero dell’economia riconosce ai Caf per la compilazione e la trasmissione delle dichiarazioni dei redditi compensi che verrebbero tagliati per ricavare, stando a quanto si apprende, risorse che superano i 50 milioni.
È stata ascoltata, invece, la protesta di Stefania Prestigiacomo, che aveva minacciato di non votare il provvedimento. Nel Consiglio dei ministri sono state integrate le risorse del ministero dell’Ambiente con 300 milioni, di cui 150 a valere sui fondi della banda larga e 150 sulla quota nazionale del Fondo di Servizio. Festeggia pure Giancarlo Galan, che resta fuori dai tagli lineari e si assicura lo sblocco delle 170 assunzioni che erano state ottenute in primavera con il decreto Pompei. In realtà, anche il ministero della Cultura darà il suo contributo con 60 milioni che saranno però recuperati da fondi che gli uffici periferici non sono riusciti a spendere. Miracolata, almeno dalle bozze circolate ieri, Mariastella Gelmini, che tra fondi delle frequenze e nuove risorse, avrebbe rastrellato per l’istruzione oltre 600 milioni.
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