martedì 15 marzo 2011

Il Sud aiuta la ripresa dell’export

Il Centro, il Sud, ma soprattutto le isole. Potrà sembrare strano, ma è arrivata proprio da qui la ripresa delle esportazioni che nel 2010 ha permesso all’Italia di rimettersi sui binari della crescita. Un dato insolito, che gli esperti dell’Istituto nazionale di statistica spiegano con il forte incremento della vendita all’estero dei prodotti petroliferi raffinati, ma che comunque impressiona per le sue cifre.

Dopo il crollo generalizzato del 2009, l’Italia ha chiuso il 2010 con un più 15,7%. Gran parte dello sforzo sembrano averlo fatto Sardegna e Sicilia, che registrato rispettivamente flussi commerciali in crescita del 59,4% e del 47,6%. Una sorpresa è anche arrivata dal Lazio, che con il 24% si è conquistato il terzo posto, seguito da Puglia (+20,2%) e Trentino-Alto Adige (+19,4%). Inferiore alla media nazionale, invece, il risultato delle Marche (+11,2%) e, soprattutto, quello della Lombardia. Regione, quest’ultima, per cui si riduce anche la quota complessiva delle esportazioni, che passa dal 28,2 al 27,8% del totale nazionale
Esaminando il dato relativo alle macroaree il discorso non cambia. Il Mezzogiorno nell’insieme ha visto salire l’export del 27%, con una quota sul totale aumentata dal 10,5% del 2009 all’11,5% del 2010. Anche singolarmente, comunque, l’Italia centrale e quella meridionale hanno registrato aumenti superiori alla media nazionale, pari rispettivamente a +17,2% e +15,9%.

Il balzo del Sud ha spostato leggermente anche l’asse dei flussi commerciali. L’incremento della quota di vendite realizzate da isole e meridione ha interessato infatti principalmente i paesi Extra Ue. Un fattore che ha fatto crescere la quota complessiva dell’export verso queste aree dal 43 al 45,9%, a scapito chiaramente dei paesi europei, dove invece continuano ad esportare prevalentemente le regioni del Nord.
L’Istat non si addentra più di tanto nell’analisi dei motivi che hanno portato al sorpasso, limitandosi ad individuare nel settore energetico il motore del boom registrato dal Mezzogiorno. In effetti, il +60% di export di coke e prodotti petroliferi raffinati messo ha segno dall’Italia meridionale e insulare parla da solo.

A ben guardare, però, i derivati del greggio non sono sufficienti a spiegare il dinamismo delle aree solitamente meno forti sul piano economico. Il Sud ha infatti battuto di gran lunga il resto d’Italia anche nel settore manifatturiero (+26,7% rispetto al +13,9 del Nordovest e il 15,2 del Nordest), in quello dell’agricoltura (+35,4% contro il 12,5 e il 19,1), oppure in quello tessile (19,8% contro contro il 14,8 e il 12,8).
Il risultato del Mezzogiorno sembra, insomma, dovuto ad una performance positiva estesa, a parte il greggio, in maniera abbastanza omogenea su tutti i principali settori. Il risveglio del Sud, per quanto significativo e deciso, non rivoluziona comunque la geografia dell’export italiano, che vede ancora fare gran parte del lavoro a Nordovest (39,9%) e Nordest (31,3%), mentre il Centro mantiene una quota dell’15%.

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