Almeno i medici ci sono. Dopo mesi di tentennamenti il nuovo governo è finalmente riuscito a chiudere l’accordo con gli specializzandi pagandoli 40 euro lordi all’ora invece dei crediti formativi che gli voleva rifilare Giuseppe Conte. Grazie ad un potenziale esercito di altri 40mila camici bianchi l’esecutivo conta di dare un colpo di acceleratore alle vaccinazioni.
Un censimento da concludere entro 10 giorni, per stabilire la reale capacità di somministrazione delle singole Regioni ed individuare dove e come potenziare il sistema; consegne bisettimanali in almeno 500 punti sparsi in tutta Italia tra Asl e centri di somministrazione; un plotone di almeno 100mila vaccinatori per raggiungere ad aprile l'obiettivo di 500-600mila somministrazioni al giorno. Questi i punti principali del piano messo a punto nella prima riunione del Comitato operativo di Protezione Civile convocato dal capo Dipartimento Fabrizio Curcio e alla quale ha partecipato anche il Commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo.
Per ora, comunque, l’unico vero passo avanti è l’intesa con gli specializzandi che si vanno ad aggiungere ai 45mila medici di base, a quelli ospedalieri e della Difesa, agli oltre 7.300 tra medici, infermieri e operatori sanitari già reclutati con il bando dell’ex commissario Arcuri e ai volontari della Cri e delle altre associazioni per un totale che, sulla carta, potrebbe superare le 100mila unità ritenute indispensabili per triplicare il numero di dosi giornaliere. Ora si tratta di capire con maggiore precisione i fabbisogni e le capacità di ogni territorio. Va stabilito quanto stanno vaccinando oggi le Regioni e, soprattutto, a quale cifra possono arrivare. Una volta che ci sarà un quadro chiaro si interverrà per potenziare la capacità di risposta, inviando i volontari se si dovranno allestire le strutture e la logistica, o i medici se a scarseggiare saranno i somministratori. L’obiettivo è di passare subito a 300mila somministrazioni al giorno e arrivare a regime, ad aprile, a 500-600mila al giorno. A disposizione per le vaccinazioni ci saranno i 142 drive trough della Difesa, i grandi hub come la stazione Termini a Roma o la Nuvola di Fuksas, i palazzetti e le fiere, le caserme delle forze armate, dei vigili del fuoco e della polizia, eventuali tensostrutture da allestire nei grandi spazi fino alle unità mobili per raggiungere i paesi più piccoli.
Il piano prevede un centro vaccinale ogni 40mila abitanti e nel decreto Sostegno è previsto anche uno stanziamento di 338 milioni: 196 per lo stoccaggio dei Vaccini nell'hub nazionale di Pratica di Mare e nei centri di somministrazione territoriale, 120 per le consegne, 39 per l’acquisto delle siringhe e 33 per il sistema informatico e le campagne informative.
Geopolitica
A questo punto mancano solo le dosi. In teoria, da oggi a fine giugno l’Italia dovrebbe poter contare su 68milioni di fiale. Ma le cronache descrivono una situazione desolante. L’ultima notizia è che i medici di base delle Regioni che hanno già sottoscritto l’accordo (12 per ora) riceveranno circa 10 vaccini a settimana. Una barzelletta.
Il problema è che il duello sulle forniture di antidoto è ormai diventato una questione geopolitica. Secondo quanto anticipato dal Financial Times e confermato da Bruxelles l’Unione europea si prepara a chiedere la collaborazione degli Usa per l’invio delle dosi di AstraZeneca che mancano all’appello. La Commissione ha fatto sapere che intende «sollevare il tema nelle prossime discussioni transatlantiche». La prima occasione sarà l'incontro in videoconferenza lunedì tra il commissario al mercato interno Thierry Breton Breton e la sua controparte statunitense Jeff Zients, coordinatore del team incaricato della lotta contro il Covid-19 alla Casa Bianca.
Staremo a vedere. Per adesso il quotidiano londinese fa sapere che gli Usa sono intenzionati ad approfondire la cooperazione, ma avvertono anche che «la priorità del presidente Biden è rendere disponibili i vaccini per ogni americano». Come è giusto che sia.
Nell’attesa, aumentano i fan dello Sputnik. Ieri anche l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, si è detto disposto ad acquistare subito il siero russo: «Se non lo farà l’Europa o l’Italia lo faremo noi».