domenica 29 giugno 2014

Padoan tace. Imbarazzo al ministero: "Solo una questione linguistica"

Una svista? Un bluff? Possibile che Matteo Renzi nel momento in cui ha firmato il documento finale del Consiglio europeo non si sia accorto che stava dando il via libera anche ad una versione più stringente delle raccomandazioni della Commissione per il nostro Paese?
Dal Via XX Settembre assicurano che nulla è cambiato nella sostanza rispetto al documento diffuso da Bruxelles lo scorso 2 giugno. E che le modifiche testuali inserite nel corso del vertice Ecofin del 16 giugno altro non sono che correzioni «tecnico-linguistiche» che lasciano inalterato il senso delle raccomandazioni per l’Italia.

Le variazioni, sfuggite ai più, non erano passate inosservate alla stampa specializzata che al termine della riunione dei ministri economici e finanziari della Ue ne aveva subito chiesto conto al nostro Pier Carlo Padoan. La risposta di allora, ribadita ieri in via ufficiale dal ministero dell’Economia, è che le modifiche sono dovute «alla necessità di uniformare il testo» che per l’Italia non prevedeva «il riferimento all’obiettivo di medio termine come invece accadeva per altri Paesi» destinatari delle raccomandazioni.
Insomma, per il ministro dell’Economia si è trattato semplicemente di una questione stilistica. In attesa di vedere il prossimo autunno, quando il governo dovrà fare necessariamente i conti sia per quest’anno sia per il prossimo, se sarà veramente così, c’è chi già adesso non vede nulla di buono dalle correzioni approvate sottobanco da Renzi. Malgrado l’accordo sulla flessibilità, ha tuonato ieri il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, «le raccomandazioni del Consiglio europeo sono più rigide di quelle di inizio giugno».
Il che significa che «il 3% deve essere rispettato, e per farlo occorrerà in autunno una manovra correttiva da almeno 25 miliardi di euro sul gobbo degli italiani».
Il documento con le raccomandazioni ai singoli paesi approvato dal Consiglio europeo, gli ha fatto eco il vice presidente vicario di Forza Italia a palazzo Madama, Anna Maria Bernini, «è un ulteriore schiaffo all’Italia».

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