venerdì 21 ottobre 2011

Scoppia la guerra dei dati sulle tariffe dei cellulari

Esplode la bufera sulle nuove tariffe telefoniche. Dopo le bizzarre lettere anti-tagli dei deputati Pd e Pdl all’Agcom e la clamorosa dichiarazione del leghista Jonny Crosio, che ad agosto denunciava gli extraprofitti delle compagnie tlc, mentre due giorni fa si è schierato contro un’altra tassa a carico delle imprese, torna in campo Altroconsumo, che già durante l’estate aveva denunciato (al fianco di Bruxelles e Antitrust) il livello  delle nostre tariffe di terminazione mobile rispetto a quelle europee e i ritardi dell’authority nell’applicare le riduzioni previste.

In seguito agli articoli pubblicati da Libero e alla diffusione di alcuni studi, l’associazione dei consumatori ha deciso di lanciare una petizione on line (con un sito ad hoc www.abbassalatariffa.it) per chiedere all’Agcom di procedere con determinazione a un taglio ancora più netto di quello proposto.
La questione riguarda i costi che ogni operatore (fisso o mobile) deve pagare per far transitare le chiamate sui cellulari di un’altra compagnia. Costi che in Europa sono più bassi in media del 50% e che in Italia contribuiscono a mantenere a peso d’oro i prezzi delle telefonate dal fisso di casa agli apparecchi mobili.
A confermare l’effetto a cascata delle tariffe sugli utenti finali, oltre alle posizioni espresse più volte dalla Commissione Ue e dal garante del mercato, che negli ultimi mesi hanno pungolato con forza l’authority guidata da Corrado Calabrò, ci sono diverse indagini circolate in questi giorni. Da un’inchiesta di Altroconsumo emerge che il peso delle telefonate fisso-mobile sulle bollette pesa in media il 34% del costo complessivo. Ancora più netto il giudizio di Consumatori Associati, che, partendo da dati Agcom, stima in un miliardo il beneficio che potrebbe derivare dalla sforbiciata.
Dal canto loro le imprese, che chiedono di ripristinare la vecchia bozza Agcom e di far partire i tagli da luglio piuttosto che da gennaio, replicano che in base alle serie storiche dell’autorità dal 2005 al 2010 le tariffe di terminazione mobile si sono ridotte del 47%, mentre i prezzi per il consumatore sono scesi solo dell’8%. Anche il Codacons mette in guardia l’authority, sostenendo che «una repentina riduzione delle tariffe potrebbe avvantaggiare alcuni operatori tlc a danno di altri, senza alcun beneficio per gli utenti».
In effetti, le compagnie non hanno alcun obbligo di operare tagli in seguito a riduzioni dei costi. E forse nessuno lo farà immediatamente, visto anche il pessimo contesto economico e il recente investimento nelle frequenze 4G. Ma è difficile non riconoscere che in un contesto competitivo, come del resto è accaduto sulla telefonia mobile, l’abbassamento degli oneri per l’operatore non si trasformi nel medio periodo in un minore costo per l’utente. Di sicuro l’insistenza della Commissione Ue, che prima dell’estate ha spinto l’Agcom a predisporre un piano di riduzione più consistente, non appare finalizzata né a imbrigliare la concorrenza né a punire i consumatori, come qualche parlamentare ha cercato di farci credere. Resta il fatto che gli interventi sulle politiche industriali devono essere ben ponderati e non legati all’emotività.

© Libero