domenica 19 febbraio 2017

I tassisti si sentono traditi dalla politica. A Roma e Milano servizio col contagocce

Non si placa la rabbia dei tassisti per lo sgambetto del Pd, che ha inserito nel Milleproroghe il rinvio di un anno delle norme anti Uber. Ieri per il terzo giorno consecutivo il servizio di taxi a Roma è stato praticamente inesistente, garantendo solo il trasporto per gli utenti disabili e quello da e per gli ospedali. Deserti gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, dove l’unico servizio accessibile è quello messo a disposizione da Aeroporti di Roma, che si è attrezzata con delle navette per agevolare i viaggiatori nei trasferimenti verso Roma.

Stesso discorso a Milano, dove le piazzole di sosta dei taxi sono vuote e se si telefona ai principali operatori  una voce registrata spiega che «a causa di assemblee spontanee del comparto il servizio non è garantito».
A poco sono serviti gli appelli della Cgil e della Uritaxi di Loreno Bittarelli, che ieri è tornato a puntare il dito contro la protesta selvaggia, rivendicando il ruolo delle sigle nella trattativa con Palazzo Chigi. «Sin dal primo giorno abbiamo ritenuto che il fermo non autorizzato  sarebbe stato inutile per far ritirare l’emendamento», ha spiegato in una nota il presidente dell’Unione Radiotaxi, aggiungendo che «grazie all’interessamento di Uritaxi e di Unica Cgil è stato ottenuto l’incontro per martedì prossimo con il ministro Delrio, sul quale ora riponiamo tutte le nostre aspettative per il riordino della normativa del nostro settore».

Bittarelli se l’è presa anche con chi starebbe «minacciando» i colleghi che vorrebbero lavorare: «In democrazia si dovrebbe poter scegliere liberamente, secondo la propria coscienza, se aderire o meno a una protesta, tanto più se non autorizzata». La realtà è che la mossa dei senatori Pd - i tassisti individuano nella prima firmataria dell’emendamento, Linda Lanzillotta, l’artefice del «tradimento» nei loro confronti - ha creato un corto circuito anche tra i lavoratori e le sigle più grandi, considerate in qualche modo corresponsabili della mancata regolazione dell’esercizio abusivo del servizio di taxi. La tesi che emerge dalle varie assemblee spontanee è che il governo doveva muoversi subito, ritirando l’emendamento (che è stato, invece, recepito nel testo su cui è stata messa la fiducia) e convocando immediatamente i tassisti. Nel vertice di martedì, invece, a quanto si apprende, il ministro delle Infrastrutture cercherà di convincere i sindacati che il modo migliore di intervenire è nell’ambito di un riordino complessivo del settore. Soluzione che allungherà inevitabilmente i tempi, lasciando Uber libera di fare concorrenza nelle strade. Di qui la protesta a oltranza, che a questo punto rischia di diventare una questione di ordine pubblico. Il dossier è sul tavolo dell’autorità garante degli scioperi, che sta aspettando le risultanze delle prefetture per decidere se multare le sigle per la protesta non autorizzata. Ma c’è anche  chi, come il piddino Michele Anzaldi, tanto per alimentare un altro po’ la tensione, ritiene che  prefettura e questura debbano intervenire subito, «valutando anche eventuali sanzioni fino al ritiro della licenza».
La situazione sembra destinata a precipitare nei prossimi giorni. Mentre i sindacati saranno da Delrio, infatti, i tassisti si sono organizzati spontaneamente per una manifestazione davanti a Montecitorio, dove martedì sbarcherà il Milleproroghe.

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