giovedì 24 novembre 2016

La Madia: do soldi a tutti

Dopo mesi di attese, frenate e rinvii, il governo ha deciso a sorpresa di riaccendere i motori del dossier statali. Molti, a partire dai sindacati, si erano ormai rassegnati all’idea di affrontare la questione dopo il referendum, magari anche nelle prime settimane del prossimo anno, superato lo scoglio della legge di bilancio. Ma il pacchetto di oltre tre milioni di voti dei dipendenti pubblici, vista anche la situazione di incertezza sull’esito della consultazione, non è una variabile da prendere alla leggera. Così, malgrado gli impegni della campagna referendaria, Marianna Madia ha recuperato dai cassetti i faldoni su contratti e riforma della Pa per dare almeno un segnale di avanzamento dei lavori.

La giornata di oggi dovrebbe prevede un doppio appuntamento. Uno, delicatissimo sotto il profilo politico, è quello che riguarda la trattativa con i sindacati per il rinnovo del contratto congelato da quasi sette anni. Tema su cui ieri è sceso in campo lo stesso Matteo Renzi: «È finita la stagione dei blocchi».
La convocazione delle segreterie di Cgil, Cisl e Uil, fissata per questa mattina, è finalizzata a tracciare almeno una direzione comune su tre questioni: la definizione delle risorse per i rinnovi, il salario di produttività e la stabilizzazione dei precari dello Stato. Il tema principale è chiaramente quello delle risorse. La manovra ha messo sul piatto 1,480 miliardi per il 2017 e 1,980 dal 2018. Ma si tratta di soldi che servono anche per le assunzioni e le forze dell’ordine. Scorporando la somma è stato calcolato che al massimo il governo potrebbe offrire un aumento medio in busta paga di circa 40 euro. Una cifra lontana dalle richieste dei sindacati, che dicono di non voler scendere sotto gli 85 euro. Sul tavolo, però, ci sono anche le assunzioni e i premi, che potrebbero aiutare a raggiungere un compromesso. Su quest’ultimo punto, in particolare, la Madia sarebbe disposta a cedere sulla rimodulazione della legge Brunetta, che lascerebbe il 25% dei dipendenti, quelli meno meritevoli, completamente a bocca asciutta. Eventualità considerata inaccettabile dai sindacati.

È difficile che il ministro potrà cavarsela solo con qualche indicazione di massima. «Se ci ha convocato», hanno già fatto sapere i sindacati, «significa che si sono fatti dei passi avanti sulle richieste che abbiamo avanzato». È dunque probabile che il governo abbia già preparato qualche dono da mettere sul tavolo per agevolare la trattativa. Anche perché ogni giorno che passa la tensione sale. Ieri, dopo aver appreso che il governo intende escludere dalla legge di bilancio tutti i provvedimenti che riguardano il reclutamento di personale a termine attualmente impiegato nella Pa, i precari dell’Istat hanno deciso di spostare la mobilitazione dalla sede dell’istituto a quella del Pd in via del Nazareno.
Ed è proprio per tentare di depotenziare i focolai di protesta che il Consiglio dei ministri dovrebbe anche varare, forse già oggi in serata, alcuni decreti attuativi della riforma Madia: quello sui dirigenti, il testo unico sui servizi pubblici locali, il riordino delle Camere di Commercio, il testo bis sulla Scia e il decreto sugli enti di ricerca. Sui dirigenti resta da sciogliere il nodo della corsia preferenziale per gli incarichi più alti, la riserva del 30% riconosciuta a chi è già direttore generale dovrebbe saltare per essere sostituta da una formula più larga.
Sul fronte della manovra ieri è proseguita la discussione sugli emendamenti. Tra le novità principali, l’estensione dell’opzione donna per la pensione anticipata, proposta dal relatore, e lo stop alla norma Airbnb, bocciata nei giorni scorsi anche da Renzi.

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