venerdì 22 luglio 2016

Titoli Pop Vicenza azzerati. Fatturato della Zonin +21%

Mentre i 119mila azionisti della Popolare di Vicenza stanno ancora cercando di capire come sia stato possibile trasformare i titoli in carta straccia (da 62,5 euro a 10 centesimi) e mandare in fumo il 99,84% dei soldi investiti nell’arco di pochi mesi, il business dell’ex presidente Gianni Zonin procede a gonfie vele. Ieri l’azienda vitivinicola di famiglia, la Zonin 1821, ha chiuso il bilancio semestrale con un incremento dei ricavi del 21% sul 2015. Al 30 giugno 2016 il gruppo veneto ha registrato a livello consolidato un fatturato netto di 82,8 milioni rispetto ai 68,3 milioni conseguiti nei primi sei mesi dello scorso anno.

Al risultato hanno contribuito soprattutto l’ottimo andamento delle due società controllate Zonin Uk e Zonin Usa, che hanno chiuso i sei mesi rispettivamente con 20,87 milioni (+54%) e 25,36 milioni (+35%) di fatturato. Comprensibile l’entusiasmo del neo presidente (da marzo) Domenico Zonin, uno dei tre figli a cui il patron Gianni ha frettolosamente passato il timone dopo l’avvio delle indagini per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza e le conseguenti dimissioni dalla Pop Vicenza avvenute lo scorso novembre: «Prosegue con successo la strategia di internazionalizzazione, che oggi porta i propri frutti e ci permette una crescita costante sui mercati esteri. Una strategia che ha avuto un forte impulso a partire dal 2006, anno nel quale io e i miei fratelli abbiamo deciso di investire nella creazione di una rete distributiva innovativa che promuovesse al meglio i vini delle nostre tenute e le unicità dei territori italiani».

Il successo dell’azienda vinicola, al netto del comprensibile travaso di bile, dovrebbe essere una buona notizia per i risparmiatori traditi. Lo scorso 13 luglio, infatti, il nuovo cda di Bpvi nominato dopo l’ingresso nel capitale del fondo Atlante (che ha sottoscritto tutto l’aumento da 1,5 miliardi) ha finalmente rotto gli indugi sull’azione di responsabilità verso gli ex vertici, dando mandato ai legali di studiare le azioni «volte a ristorare i danni subiti dalla banca».
Se l’iniziativa porterà effetti concreti, però, è tutto da vedere. Al di là della cautela con cui si sta muovendo la banca, che lascia presagire tempi lunghi, il problema principale è che Gianni Zonin ha passato gli ultimi mesi a svincolarsi dai beni aggredibili, che secondo alcune stime consistevano in una partecipazione diretta e indiretta di circa il 26% del gruppo. Orientarsi nel groviglio di scatole che controllano l’azienda non è semplice. Ma un primo passaggio di quote ai figli, saliti sopra il 50%, c’è stato subito dopo la bufera e un secondo, sembra più consistente, a marzo. C’è chi sostiene che ora Gianni Zonin sia praticamente povero.

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