venerdì 11 dicembre 2015

Banche, Ue in campo solo per salvare gli altri

I conti, quando si tratta di banche, quasi mai tornano. Ma le cifre che circolano sui salvataggi di Stato consentiti dalla Ue da quando è scoppiata la crisi sono tutte stratosferiche. Roba da far sembrare bruscolini i 2-3 miliardi necessari per risanare le 4 banche italiane fallite su cui Bruxelles (che ora smentisce) ha puntato i piedi, ma anche i 4 miliardi di Tremonti/Monti bond comprati dal Tesoro per salvare Mps, unico caso di sostegno pubblico che può essere finora attribuito all'Italia.

Secondo le ultime rilevazioni della Bce il sostegno del sistema finanziario dal 2008 al 2014 è costato ai Paesi dell'Eurozona circa 800 miliardi di dollari, l'8% del pil aggregato. Si tratta di aiuti forniti in vari modi, dalla ricapitalizzazione semplice alla garanzia pubblica sui prestiti fino alla sottoscrizione di prodotti obbligazionari. Impressionante il numero di richieste andate a buon fine. Nello stesso periodo la Commissione ha dato il via libera ad oltre 450 richieste di aiuti di Stato al settore finanziario, permettendo ai governi di offrire garanzie per 3.892 miliardi di euro. Non tutte, ovviamente, sono state poi effettivamente utilizzate. Le ricapitalizzazioni effettuate sono state pari a 821 miliardi, di cui 448 effettivamente erogati. I Paesi più generosi sono stati Regno Unito (100 miliardi), Germania (64), Irlanda (63) e Spagna (62). Secondo Bankitalia, però, gli aiuti pubblici erogati dallo Stato tedesco sono stati ben più corposi, arrivando complessivamente a sfiorare i 250 miliardi. 

Cifre ancora più alte sono quelle calcolate da Mediobanca che fino al 2011 attribuiva 1,148 miliardi alla Gran Bretagna, 418 alla Germania, 196 al Belgio, 159 all'Irlanda, 143 all'Olanda, 128 alla Francia. In tutte le classifiche Berlino, che ha un esteso sistema di banche pubbliche legate ai governi regionali, conquista le prime posizioni. Un dato paradossale, considerato che Angela Merkel si batte da sempre per evitare che i disastri finanziari ricadano sulla pelle dei contribuenti. Eppure, è proprio la Germania che, mentre il nostro governo duellava senza esito con Bruxelles, ha ottenuto l'ultimo via libera. Si tratta della HSH Nordbank, che il 19 ottobre scorso ha ottenuto l'ok della Ue all'attivazione di nuove garanzie dello Stato tedesco per 3 miliardi di euro. Non meno impegno è stato messo dalla Francia, seppure sotto forme che spesso le hanno permesso di non far figurare il sostegno come aiuto di Stato. Solo per il salvataggio del colosso Dexia Parigi (insieme a Belgio e Lussemburgo) ha fornito garanzie pubbliche per circa 90 miliardi.

A tutto questo si aggiungono i soldi dei contribuenti messi sul piatto da Bruxelles per interventi diretti nelle banche o per finanziare fondi di garanzia per i risparmiatori. L'Esm, il meccanismo europeo di stabilità comunemente noto come Fondo salva-Stati ha una dotazione complessiva di 500 miliardi (ricavata dai finanziamenti pro quota degli Stato membri) di cui 60 sono destinati proprio alla ricapitalizzazione di istituti di credito in difficoltà. E' di qualche giorno fa, invece, il via libera dell'Ecofin al Fondo di risoluzione europeo, per gestire a livello comunitario le crisi bancarie e tutelare gli investitori. Il Fondo, che dovrebbe essere alimentato dagli stessi istituti ma che in una prima fase sarà rimpinguato con linee di credito dei governi nazionali, avrà una capacità di fuoco di 55 miliardi. Qualcosina in più dei 100 milioni di euro di “aiuti umanitari” che il governo vuole devolvere ai risparmiatori traditi.

© Libero