venerdì 13 novembre 2015

Lady Fisco blinda 600 dirigenti. Uno squadrone contro Renzi

Circa 600 dirigenti al riparo da qualsiasi azione legale e alle dirette dipendenze di Rossella Orlandi. Mentre tutta l’attenzione è rivolta agli emendamenti della legge di stabilità, dove si è consumato l’ennesimo scontro sulla opportunità di concedere ulteriori deroghe regolamentari e legislative all’Agenzia delle entrate, negli uffici del fisco sta andando avanti un’operazione che non solo riporterà al proprio posto buona parte dei dirigenti decaduti dopo la sentenza della Corte costituzionale, ma gli concederà anche una sorta di immunità rispetto a futuri contenziosi.

La partita è cosa ben diversa dalla proposta di modifica approvata in commissione Bilancio, che pure va a risolvere un altro grosso pasticcio delle Entrate. L’emendamento per consentire a circa 700 funzionari di avere accesso a qualifiche e trattamenti economici superiori (in attesa di una ridefinizione del contratto) riguarda un concorso interno del 2006 i cui risultati sono stati bocciati dal Tar del Lazio lo scorso febbraio. Un verdetto, scaturito da un ingarbuglio giurisprudenziale e procedurale, che ha comportato la retrocessione dalla terza alla seconda fascia di funzionari che avevano superato una selezione indetta, ad avviso dei magistrati, secondo modalità non idonee.
Tutt’altra la manovra in atto sulle posizioni lasciate vuote dalla sentenza della Consulta, che il decreto enti locali 78/2015 dello scorso luglio ha permesso di riempire temporaneamente in attesa del concorso pubblico per esami che doverebbe essere bandito entro il 2016.

Sulla base di quel testo la Orlandi ha indetto ad inizio agosto una procedura selettiva d’interpello per 189 posizioni organizzative speciali (un ruolo semidirigenziale) da effettuarsi attraverso una verifica preliminare scritta (già effettuata) e colloqui di approfondimento (ancora da svolgere). E in questi giorni dovrebbe arrivare una identica procedura per circa 410 incarichi dirigenziali attraverso quelle che vengono chiamate posizioni organizzative transitorie. Gli incarichi, si legge nell’interpello, avranno «una durata triennale, salvo rinnovo in caso di valutazione positiva». Una scelta curiosa, considerato che entro il 2016 dovrà esserci il concorso.

La realtà è che portare a termine una procedura pubblica alle Entrate, tra cavilli, rinvii, disguidi e ricorsi, è un’impresa più unica che rara. E non è un caso che il direttore, sostenuta da alcune vecchie conoscenze del suo maestro Vincenzo Visco come la senatrice del Pd, Cecilia Guerra (vicinissima all’ex ministro ed ex membro del comitato di gestione dell’Agenzia), abbia cercato nelle ultime settimane di ottenere il via libera per altre 200 posizioni organizzative, sollevando il polverone che ha anche portato al duello frontale con il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti. L’ipotesi della creazione di un esercito di pretoriani del fisco diventa qualcosa più di un sospetto quando si scopre che «l’atto di conferimento dell’incarico ha natura di determinazione unilaterale» e «non costituisce un provvedimento amministrativo». In poche parole, contro le nomine non si potrà ricorrere al Tar, come sempre accade nella Pa, ma solo seguendo le farraginose procedure della giustizia civile. Praticamente una blindatura. «A differenza dei 700 funzionari, che era doveroso tutelare, trovo incomprensibili questi tentativi di sanatorie mascherate per i dirigenti decaduti», spiega il segretario nazionale di Flp-Agenzie fiscali, Roberto Cefalo, secondo cui l’Agenzia si «è avviata su un percorso che la sta portando fuori dal perimetro del diritto». La scusa della lotta all’evasione, prosegue, «non può giustificare logiche discrezionali e mostruosità giuridiche. I 39mila dipendenti che permettono  il raggiungimento degli obiettivi hanno diritto a più correttezza e trasparenza».

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