giovedì 9 luglio 2015

Pensioni tassate per regalare i sussidi

Contributo di solidarietà per le pensioni più alte, sforbiciate a piene mani per chi vuole lasciare prima il lavoro e sussidio sociale per gli over 55. Come ampiamente annunciato e previsto, Tito Boeri ha fatto deflagrare la sua bomba nel giorno della relazione annuale dell’Inps. Una mossa che ha immediatamente scatenato una raffica di dure contestazioni, a partire dai sindacati fino ad alcuni esponenti della maggioranza, convinti che non spetti al presidente dell’Istituto di previdenza occuparsi di riforme.

Il governo, per bocca del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha subito tentato di prendere le distanze, parlando di un semplice «contributo» che sarà preso in considerazione come quelli delle parti sociali.
Considerata la delicatezza della materia, però, è difficile pensare che il professore di economia fortemente voluto da Renzi alla guida dell’Inps se ne sia uscito a sorpresa, senza consultarsi con nessuno a Palazzo Chigi.
Nell’illustrare il suo pacchetto Boeri è rimasto prudentemente nel vago. Il progetto, che si articola in cinque punti e si propone di essere quello definitivo che darà «stabilità normativa e sicurezze ai contribuenti e ai pensionati», parte dall’individuazione di nuove regole per la flessibilità in uscita che consentano di spalmare «il montante contributivo accumulato durante la vita lavorativa in pagamenti mensili, in base all’età e alla speranza di vita residua». Secondo il presidente «un principio simile può essere applicato anche a chi andrà in pensione nei prossimi anni, con regimi diversi dal sistema contributivo». La proposta potrebbe essere finanziata, in parte, attraverso un taglio di solidarietà alle pensioni d’oro. «Crediamo sia giusto», ha detto, «chiedere a che ha redditi pensionistici elevati, in virtù di trattamenti molto più vantaggiosi di quelli di cui godranno i pensionati del domani, un contributo al finanziamento di uscite verso la pensione più flessibile».

Per rendere il sistema «più equo» sarà poi necessario individuare «nuove opportunità» per versare i contributi, che «diventeranno un supplemento alla pensione». E unificare i trattamenti pensionistici, che significherebbe anche abolire i privilegi dei parlamentari. Il piano, infine, prevede l’introduzione di una rete sociale per le persone povere e disoccupate con più di 55 anni, Un primo passo per arrivare al reddito minimo garantito.
Il professore non ha fornito cifre, ma su alcuni punti non è difficile fare i conti. La flessibilità si basa sulla cosiddetta «opzione donna» prevista dalla Fornero fino al 2017. Si tratta, sostanzialmente, di permettere l’uscita anticipata a patto che l’importo dell’assegno venga ricalcolato (attraverso una ricostruzione virtuale di tutte le retribuzioni) con il metodo contributivo. Il taglio non è leggero, considerato che lo scarto con il sistema retributivo, secondo i calcoli fatti dallo stesso Boeri un anno fa per Lavoce.info, oscilla intorno al 28-29% in base alle fasce di importo. In termini concreti, secondo un’analisi di Fabrizio e Stefano Patriarca, colleghi di Boeri a Lavoce.info, una pensione di 2.720 euro lordi diventerebbe di 1.886 euro, con una riduzione di 834 euro (il 30,7%). Scendendo, la situazione non cambia. Un assegno di 1.871 euro diventerebbe di 1.363, con una perdita di 508 euro (27,2%)

Quanto al contributo di solidarietà, la proposta è stata più volte illustrata in passato da Boeri. Si tratterebbe di applicare aliquote del 20-30% sulla differenza tra retributivo e contributivo per le pensioni da 3mila euro lordi in su (ma un anno fa il professore valutava anche quelle da 2mila euro e aliquote del 50% per gli assegni più alti). La stangata complessiva per i pensionati, secondo i calcoli di Boeri, sarebbe di 4,2 miliardi.

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