venerdì 17 luglio 2015

Draghi dà più soldi alle banche: "Pronti all'acquisto di titoli greci"

Per il «bazooka» vero e proprio Atene dovrà aspettare ancora un po’. Il reinserimento della Grecia nel quantitative easing della Bce, con il conseguente acquisto massiccio di titoli di Stato sul mercato secondario, potrà avvenire non appena sarà avviato il nuovo programma di aiuti e dopo che la Banca centrale avrà verificato l’attuazione «credibile» delle misure concordate con i creditori. I soldi alle banche, invece, arriveranno subito. Il consiglio direttivo dell’Eurotower, con voto a maggioranza, ha deciso di aumentare di altri 900 milioni il limite della liquidità di emergenza (Ela) finora congelato a 89 miliardi.

«Le cose sono cambiate», ha detto Mario Draghi, spiegando che dopo il voto notturno del Parlamento di Atene «ci sono le condizioni per alzare la liquidità». I soldi saranno offerti alle stesse condizioni «peggiorative» dei giorni delicati della trattativa. La Bce non ha infatti ritenuto di dover abbassare l’haircut, ovvero lo sconto sul valore dei titoli dati a garanzia della liquidità, che era stato recentemente rialzato. Ma i 900 milioni, cifra che era stata chiesta dalla Banca di Atene, serviranno comunque allo scopo immediato, che era quello di evitare il collasso degli istituti di credito. Fonti bancarie hanno già fatto sapere che lunedì gli sportelli dovrebbero riaprire. Anche se probabilmente resteranno in vigore per un po’ i limiti ai prelievi. Come ha detto Draghi, «siamo tutti consci che è nell’interesse dell’economia greca rimuovere il più rapidamente possibile il controllo dei capitali» ma bisogna «farlo in modo prudente» per «evitare il rischio di un panico bancario che colpirebbe i piccoli correntisti». La fase due riguarderà poi la ricapitalizzazione degli istituti, a cui sono stati riservati 25 miliardi nell’ambito del terzo programma di aiuti.

Per il resto, il numero uno dell’Eurotower si è detto convinto che lunedì Atene rimborserà sia la Bce sia l’Fmi. Quanto al debito, Draghi ha spiegato che la necessità di un alleggerimento è «indubbia», ma resta da decidere la forma di ristrutturazione. Il problema, ha proseguito, «è trovare le modalità adatte e condivise da tutti». Il taglio del debito infatti, come ha ricordato ieri il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble per giustificare una Grexit temporanea, è contrario alle regole della Ue perché viene classificato come un finanziamento diretto al bilancio dello Stato. Draghi non ha voluto polemizzare: «Non commento affermazioni di uomini politici». Ma poi ha sottolineato  che «per la Bce la Grecia resta e resterà un membro dell’euro». Anche per questo è «falso dire che non le abbiamo fornito abbastanza liquidità».

Il presidente della Bce ha poi ribadito di essere «pronto ad usare ogni strumento a disposizione» per sostenere la crescita e riportare l’inflazione sotto il 2%, assicurando comunque che le vicende della Grecia, pur dimostrando che «questa Unione è fragile e vulnerabile», «non hanno modificato lo scenario dell’eurozona». Il voto di Atene e le mosse di Draghi sono bastati a ridare fiato ai mercati. Piazza Affari a chiuso in rialzo dell’1,67%, sui massimi delle ultime tre settimane. E bene è andata pure l’Europa, con Londra su dello 0,63%, Parigi dell’1,47% e Francoforte dell’1,53%. Anche lo spread si è sgonfiato, scendendo a 120 punti, con un rendimento dei btp decennali sotto il 2%.
Meno dinamico l’euro, che di fronte alla conferma dei tassi di interesse al minimo storico dello 0,05% e alle manovre di Fed e Banca centrale britannica per una nuova stretta monetaria ha perso terreno nei confronti di tutte le principali valute, chiudendo a 1,0880 sul dollaro.

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