mercoledì 4 febbraio 2015

L'Inps ha già bruciato il regalo di Letta

La Corte dei Conti un anno fa l’aveva detto chiaro e tondo: «Le risorse previste dalla legge di stabilità per ripianare il rosso dell’Inps e riportare il patrimonio in attivo non appaiono in grado di incidere sul deficit strutturale dell’istituto sia nelle gestioni del lavoro pubblico sia in quelle del lavoro privato». La conferma della profezia è arrivata ieri dal bilancio preventivo approvato dal Civ. Malgrado i 21,7 miliardi offerti in dono dall’allora premier Enrico Letta (per sanare il pasticcio contabile della gestione Inpdap creato ai tempi del governo Prodi e il disastro provocato dall’incorporazione della previdenza pubblica nel Superinps voluto da Mario Monti) l’istituto nel 2015 registrerà l’ennesimo rosso di bilancio.

Dagli 8,7 miliardi del 2013 ai 7,9 previsti per il 2014 si arriverà quest’anno a 6,7 miliardi di disavanzo finanziario di competenza. La curva è discendente, ma poco rassicurante. «Finché non cambierà la governance dell’Inps e non verrà separata in maniera netta e trasparente la contabilità delle diverse gestioni le cose non potranno che peggiorare», ha detto Luigi Scardaone rappresentante della Uil nel Civ, che da tre anni vota contro il bilancio.
Criticità che non vengono sottovalutate neanche dagli altri membri del Consiglio di vigilanza. «Il bilancio preventivo 2015», sottolinea il Civ Inps, «evidenzia la tenuta dei conti del sistema previdenziale italiano, nonostante il perdurare della crisi economico finanziaria. Questa positiva osservazione non consente, tuttavia, di ritenere esauriti i necessari interventi strutturali. Solo questi potranno consentire la piena sostenibilità del sistema previdenziale a garanzia delle aspettative di giovani, lavoratori, pensionati ed imprese».

Difficile prevedere se l’arrivo dell’economista Tito Boeri, che nei giorni scorsi ha ricevuto il vie libera delle Camere, alla presidenza riuscirà ad incidere sulla gestione in assenza di interventi legislativi che ridisegnino l’assetto dell’istituto. Per ora l’Inps continua a bruciare denaro senza sosta. Impressionante l’erosione patrimoniale.
Da un attivo di 41,2 miliardi nel 2011, prima dell’incorporazione dell’Inpdap, l’Inps è passata a 21,8 miliardi  nel 2012 e a 7,4 miliardi, grazie alla trovata del governo tecnico, nel 2013. Dopo il regalo di Letta il patrimonio è arrivato, all’inizio del 2014, a 29,2 miliardi di euro che però, stando al bilancio di previsione, scenderanno di nuovo a 11,7 miliardi a fine anno.
A poco serviranno i tagli su cui i vertici dell’Inps stanno lavorando a testa bassa. L’istituto ha già ridotto di oltre 500 milioni le spese di funzionamento. Peccato, però, che la spending review imposta da Monti a partire dal 2012 preveda che le riduzioni strutturali di spesa siano «da riversare annualmente in entrata al bilancio dello Stato». Si tratta, quindi, di risorse che non porteranno ossigeno all’Inps. Anzi, lo scorso anno l’allora commissario  Vittorio Conti aveva lanciato l’allarme sostenendo che l’istituto è arrivato ad «una situazione limite» per cui non sarà possibile abbattere ulteriormente i costi «senza incidere sui livelli di servizio per la cittadinanza».

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