domenica 24 agosto 2014

Renzi si aggrappa alla svolta di Draghi

Nulla di clamoroso, né di particolarmente inedito. Ma tra qualche settimana è tempo di tirare le somme e presentare il conto all’Europa. Così, quelle poche parole dedicate da Mario Draghi alla flessibilità, quella «già prevista dal patto di stabilità» che non esime i governi dal fare le riforme, sono bastate a rivitalizzare le prove di intesa tra Italia e Francia contro l’austerity tedesca e a ridare qualche filo di speranza ai tentativi di Matteo Renzi di non finire travolto dalle macerie della recessione.

L’entusiasmo del governo italiano, complici anche alcune analisi interpretative del Financial Times e del Wall Street Journal, secondo cui dal vertice Usa di Jackson Hole sarebbe arrivata un’apertura a Roma e Parigi, è palpabile. «Le cose che ha detto sono cose di buonsenso. Lui», ha spiegato il premier in un’intervista, «ha detto che chi fa le riforme e cambia le cose che bisogna cambiare, e l’Italia ne ha tanto bisogno, ha il dovere di mettere in campo tutti gli strumenti di flessibilità che ci sono. Noi rispettiamo la regola del 3% ma diciamo che l’Europa non può essere soltanto tagli, vincoli e spread».
Va oltre Pier Carlo Padoan, secondo cui quello illustrato dal presidente della Bce è «un disegno di politica economica fortemente in sintonia con le linee guida avanzate dalla presidenza italiana dell’Ue». Per il ministro dell’Economia «il messaggio di Draghi è molto chiaro: per creare occupazione in Europa occorre agire dal lato della domanda con la politica monetaria, con la politica di bilancio nell’ambito degli spazi disponibili già oggi, e con una forte politica di rilancio degli investimenti».

Il vero assist a Renzi arriva, però, da Parigi dove il governo, vista anche la difficile situazione della finanza pubblica, ha deciso di rompere gli indugi e di «alzare la voce» contro la Germania, «rimasta intrappolata nella politica di rigore imposta a tutta l’Europa». In una lunga intervista a Le Monde il ministro dell’Economia, Arnaud Montebourg è partito all’attacco della «destra tedesca», responsabile di quella politica tutta concentrata sulla lotta ai deficit che è «un’aberrazione economica in quanto aggrava la disoccupazione e un’assurdità finanziaria poiché rende impossibile il risanamento dei conti pubblici».
Tra i possibili alleati in questa battaglia c’è proprio l’Italia, a cui il ministro si riferisce esplicitamente. Tagli e sacrifici, ha detto Montebourg, devono servire a rilanciare l’economia, in base alla regola dei tre terzi: «uno a ridurre il deficit, uno al sostegno delle imprese, l’ultimo alle famiglie per stimolare il potere d’acquisto. Sarebbe ottimo se tutti i paesi europei facessero lo stesso, così come ha cominciato a fare Matteo Renzi in Italia».
Una sponda che potrebbe rivelarsi cruciale già dal vertice Ue di sabato prossimo, dove Roma e Parigi tenteranno di portare a casa il ticket Federica Mogherini, come Alto rappresentante per la politica estera Ue, e Pierre Moscovici, come commissario per l’Economia nella nuova squadra di Jean-Claude Juncker.

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