giovedì 17 maggio 2012

Stranieri in fuga dalle banche italiane

Altra giornata di passione per l’Italia dei “tecnici”, con lo spread volato nel corso della seduta fin sopra i 450 punti base, per poi assestarsi in serata a 435 punti. Ma a preoccupare sono soprattutto i dati snocciolati dall’Associazione bancaria, che nel bollettino mensile ha lanciato l’allarme sulla fuga dei capitali stranieri dall’Italia. A marzo, per il nono mese consecutivo, il trend dei depositi dall’estero è risultato negativo, con percentuali da far gelare il sangue.

I depositi delle banche italiane sono stati 366,3 miliardi, il 20% in meno del 2011 e il 1613% in meno rispetto a febbraio. La quota dei depositi dall’estero sul totale della provvista si è posizionata al 13,4% (rispetto al 17,2% un anno prima), con un flusso netto nel periodo compreso fra marzo 2011 e marzo 2012 negativo per circa 92 miliardi. Solo a marzo, invece, la raccolta netta dall’estero (depositi meno prestiti sull’estero) è stata di circa 152 miliardi, con un crollo del 42,5% sullo stesso periodo dell’anno precedente.
Un po’ meglio, ieri, è andata a Piazza Affari, che dopo il tonfo di martedì ha contenuto le perdite. Milano ha chiuso con una flessione dello 0,21%, in linea con Francoforte (-0,26%), Londra (-0,6%) e Madrid (-1,33%). L’unica piazza in controtendenza, manco a dirlo, Parigi, dove il neo presidente Francois Hollande in due giorni di mandato, ha già occupato la scena internazionale come l’uomo in grado di fermare l’ossessione rigorista della Germania.

Malgrado sia stato chiamato ad aprire i lavori del G8, Mario Monti domani a Camp David sarà costretto ad accodarsi a lui per sperare di ottenere qualche risultato. È con Hollande, infatti, che Barack Obama vuole coordinarsi per tentare l’affondo alla Merkel. E anche in Italia tutti puntano sul francese. A partire dal Pd, con Bersani che, mentre chiede al premier di darsi una mossa e «far sentire la sua voce in Europa», ha già cominciato a stringere le cinghie dell’alleanza tra progressisti a sostegno di Hollande e dell’agenda per la crescita. Monti, del resto, si presenterà negli States con il peso della pagella stilata ieri dagli ispettori dell'Fmi. Il fondo monetario ha premesso che l’Italia è «sulla strada giusta», ma poi ha spiegato che le prospettive per l’economia «sono al ribasso» e «le rinnovate tensioni finanziarie potrebbero spingere al rialzo i rendimenti dei titoli di Stato, restringere il credito bancario e indebolire l’attività economica». L’Fmi ha inoltre invitato Monti a rompere gli indugi sulla spending review, perché «è indispensabile agire rapidamente sulle voci di spesa che possono essere tagliate». Quanto alle tasse, la bocciatura non poteva essere più clamorosa: «Più sono elevate le aliquote più aumenta l’evasione, c’è bisogno di un riequilibrio. I tagli delle tasse ridurranno l’evasione fiscale». Tanto per ricordare a Monti che Attilio Befera non è Arthur Laffer.

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