sabato 26 maggio 2012

Passera perde terreno sull'energia. Pressing di Clini sul Gse

Potrebbe riservare qualche sorpresa il duello in atto nel governo sul rinnovo dei vertici del Gestore dei servizi energetici e, a cascata, delle sue controllate, Acquirente Unico e Gestore dei mercati energetici. Una partita che riguarda complessivamente una quindicina di poltrone.

Il dossier è da diversi mesi sul tavolo dei due ministeri competenti: quello dell'Economia, azionista al 100% della spa che gestisce tutto il sistema delle rinnovabili, incentivi compresi, e quello dello Sviluppo, cui spetta emanare gli atti di indirizzo del settore. Per sciogliere la matassa il governo si è addirittura rivolto ai cacciatori di teste della Egon Zehnder, che avrebbero individuato una ventina di candidati. Ma l'accordo sui nomi ancora non è arrivato e i tempi iniziano ad assottigliarsi, visto che l'assemblea è convocata per il 4 giugno e dovrà chiudersi al massimo entro il 14 giugno. In molti stanno scaldando i muscoli. Tra i nomi che circolano ci sono quelli del capo del regolatorio di Terna, Luigi De Francisci, del direttore centrale di Edison, Roberto Potì, del consigliere di Snam, Elisabetta Olivieri, o del capo della divisione energia dell'Enel, Luigi Michi. Tutte opzioni valide, che porterebbero però alla guida del Gse un ex manager di società attive nel settore delle rinnovabili, in barba al principio di indipendenza del gestore.

Anche per questo sta prendendo corpo un'ipotesi a sorpresa, che vedrebbe tra i grandi elettori anche il ministro Corrado Clini. In pole per l'incarico di ad, ricoperto da circa un decennio da Nando Pasquali, ci sarebbe infatti Carlo Crea, attuale capo della segreteria tecnica del sottosegretario all'Ambiente, Tullio Fanelli. La mossa, che secondo quanto risulta a Libero avrebbe ricevuto anche il placet dello stesso Mario Monti, si inserisce in un quadro che vede il ministro dello Sviluppo Passera in difficoltà nel tenere sotto controllo le numerose deleghe e il responsabile dell'Ambiente Clini in progressiva espansione su un terreno, come quello dell'energia, che conosce come le sue tasche. Un riequilibrio di poteri che riguarderebbe anche partite assai delicate come quella della riforma degli incentivi e su cui il premier non sembra per ora intenzionato a mettere il becco.

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