venerdì 18 maggio 2012

Obama non basta all'Europa. La Merkel vince sempre

Non sembra aver partorito grandi risultati la videoconferenza tra i leader europei di preparazione al G8 di oggi a Camp David. Monti, Hollande, Merkel, Cameron, Barroso e Van Rompuy avrebbero parlato per circa un’ora delle proposte da portare sul tavolo del vertice mondiale presieduto da Barack Obama. Il neopresidente francese su cui il numero uno della Casa Bianca punta per scardinare la linea rigorista della Germania non è però riuscito a portare l’affondo.

A dare la notizia, evidentemente non senza soddisfazione, è stato il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, secondo cui i leader di Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia si sarebbe trovati concordi nel ritenere che per affrontare la crisi dell’Eurozona siano necessari contemporaneamente sia la crescita sia il consolidamento dei conti pubblici. La fonte ha sottolineato che tra i sei «c’era un alto livello di accordo sul fatto che le due cose non si escludano a vicenda ma siano entrambe necessarie». In buona sostanza, se le notizie fatte filtrare fossero vere, ma l’origine delle informazioni impone cautela, la Merkel sarebbe riuscita ad imporre la sua linea. Ovvero che qualsiasi misura destinata ad incoraggiare la crescita deve essere individuata all’interno degli spazi di manovra strettissimi lasciati da un fiscal compact che non si tocca.
Resta da vedere se oggi e domani, con il presidente Usa al suo fianco, Hollande non riesca a portare a casa qualcosa di più. I riflettori, dopo le difficoltà economiche dell’Italia che stanno indebolendo sempre di più la posizione di Monti, sono tutti puntati su di lui. Il neo inquilino dell’Eliseo si vedrà in un faccia a faccia con Obama prima del vertice proprio per mettere a punto una strategia comune. L’obiettivo dei due è quello di trovare un compresso tra crescita e rigore che vada al di là delle dichiarazioni di circostanza. In altre parole, sul tavolo c’è la modifica del fiscal compact. Ma c’è anche maggiore incisività per disinnescare quella che sembra ormai una bomba ad orologeria.

Oltre alle misure per rilanciare la crescita del Vecchio Continente, Obama chiede all’Europa un cambio di passo concreto per arginare il rischio Grecia evitandone il contagio ad altri paesi più grandi, come la Spagna e la stessa Italia. Richiesta che, secondo le indiscrezioni della Cnbc, il presidente Usa formalizzerà proprio al G8. Obama potrà contare anche sul numero uno dell’Fmi, Christine Lagarde. Basta vedere l’affondo di ieri contro la Bce. «La Banca europea ha ulteriore spazio per abbassare i tassi mentre l’inflazione scende sotto il 2%», ha incalzato il portavoce dell’Fmi, Hawley.
L’effetto domino, del resto, sembra già iniziato. Davanti alla pesante caduta delle azioni di Bankia ieri in Borsa, il sottosegretario per l’Economia, Fernando Jimenez Latorre, ha smentito fughe dei depositi bancari dei clienti dal gruppo finanziario, il cui nuovo assetto «riunisce tutto il necessario» per essere «un successo nel futuro». Ma secondo quanto scrive El Mundo, negli ultimi giorni i correntisti dell’istituto che verrà parzialmente nazionalizzato avrebbero prelevato dalla banca oltre un miliardo di euro.
Mentre il quotidiano economico portoghese Diario rivela che Ue, Bce ed Fmi, ossia la cosiddetta troika, stanno mettendo a punto un piano d’emergenza per proteggere il Portogallo nel caso in cui la Grecia dovesse uscire dall’euro. La prossima settimana gli emissari saranno a Lisbona per rivedere per la quarta volta il programma di aiuti al paese lusitano.

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