venerdì 25 maggio 2012

Monti resta appeso agli eurobond

Mario Monti non ha dubbi. Sugli eurobond «dopo le riflessioni in sede europea ci sarà un’accelerazione». Sui tempi, però, è impossibile fare previsioni. «Non è», ha spiegato nel pomeriggio al Forum nazionale dei giovani, «questione di mesi, ma neanche di 5-10 anni». Mentre qualche ora prima, durante l’incontro con il Primo ministro ceco, Petr Necas, aveva parlato di «tempi maturi, non fra moltissimo». Una vaghezza non casuale.

La realtà, come riportato non senza delusione da gran parte della stampa statunitense, è che il grande vertice straordinario europeo ha partorito l’ennesimo topolino. All’indomani del summit di Bruxelles terminato durante la notte di mercoledì il New York Times parla senza mezzi termini di «fallimento», spiegando che «l’incontro non ha prodotto alcun patto» e «alcun passo significativo sul fronte della crescita», mentre per il Wall Street Journal non si è andati al di là del «piccolo compromesso». Del resto, è stato lo stesso Monti, nella conferenza notturna, a parlare di «piccola accelerazione» e di «qualcosa che si muove», basandosi sul fatto che il tema degli eurobond «non è stato tolto dal tavolo».
Insomma, sul fronte della crescita tutto sembra assolutamente fermo. Certo, la discesa in campo di Francois Hollande e il plateale sostegno di Barack Obama alle tesi osteggiate dai tedeschi ha leggermente indebolito la posizione di Berlino. Ma Angel Merkel, seppure fiaccata dagli avversi risultati elettorali, sembra ancora saldamente arroccata sulla linea dell’austerity e dell’intoccabilità del fiscal compact.

Non è un caso che ieri Mario Draghi abbia invitato la politica del Vecchio continente ad «un salto di immaginazione» per salvare l’euro. Si tratta, ha spiegato il numero uno della Bce durante un intervento all’Università di Roma che ha visto anche plateali contestazioni con lanci di uova, di tenere in vita il processo di integrazione europea. E questo, ha sostanzialmente detto, si può fare solo facendo seguire al rigore sui conti pubblici il taglio delle tasse e della spesa per rilanciare la crescita. Di qui il patto della crescita proposto da Draghi da affiancare al patto fiscale. «Ho rilevato in altre occasioni», ha spiegato l’ex governatore di Bankitalia, «lo straordinario progresso compiuto da tutti i governi dell’euro sul fronte del consolidamento fiscale; ma, superata l’emergenza, occorre che questo si riqualifichi con una diminuzione della spesa corrente e del prelievo fiscale».

Quanto all’Italia, il banchiere centrale non ha risparmiato le stoccate. «Crescita ed equità» , ha detto, sono strettamente connesse» e «senza equità l’economia si frantuma in una moltitudine di gruppi di interesse», con «effetti negativi sulla crescita». L’esempio, secondo Draghi, arriverebbe proprio «dalla storia recente italiana». Critiche anche sul welfare: in Italia, a fronte di un’incidenza della spesa sociale sul Pil in linea con quella Ue, quella di sostegno ai disoccupati alle famiglie, in particolare quelle a rischio povertà, «è su livelli pari a meno della metà rispetto a quelli europei». Il presidente dell’Eurotower è poi tornato a difendere le maxiaste di liquidità, sostenendo che l’alternativa sarebbe stata il collassamento delle banche. L’auspicio, però, ora è che i  soldi vengano destinati al credito del settore privato.
Sui mercati, infine, si registra l’ennesima giornata all’insegna della navigazione a vista. In assegna di segnali forti dalla politica Ue, che diano indicazioni sul futuro, le Borse hanno cercato il rimbalzo dopo il clamoroso tonfo di mercoledì. Alla fine Milano ha archiviato la seduta con un rialzo dell’1,13%, Londra con un +1,59%, Parigi con un +1,16%, Francoforte con un +0,48%. Bene anche Madrid (+1,46%). Lo spread dopo aver puntato verso quota 400 punti ha poi ripiegato in chiusura a 418.

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