sabato 12 maggio 2012

L'Eni fa gola al Qatar. Cdp pronta a vendere

Fondi sovrani in manovra sull’Eni. Secondo la testata specializzata Middle East Economic Survey il Cane a sei zampe sarebbe finito nel mirino del Qatar, paese con cui il gruppo italiano da alcuni anni ha riallacciato stretti rapporti commerciali. In seguito alla firma, nel 2008, di un protocollo con Qatar Petroleum international per individuare nuove opportunità di investimento congiunto negli idrocarburi, la società guidata da Paolo Scaroni ha anche aperto un ufficio di rappresentanza per rafforzare i legami con le autorità e le compagnie locali.

Il Qatar, del resto, oltre ad avere cospicue riserve di greggio, è anche il terzo Paese al mondo per riserve di gas e il più grande esportatore di Gnl a livello mondiale. Adesso, però, in ballo ci sarebbe qualcosa di più di una partnership industriale. Il fondo sovrano del Qatar starebbe infatti negoziando l’acquisto di una quota nel capitale dell’Eni. La partita è legata a doppio filo alla cessione di Snam e coinvolgerebbe anche la Cdp. Tutto ruota intorno al dossier per il deconsolidamento della rete del gas che il governo dovrebbe chiudere entro la fine del mese. E in particolare, intorno, al progetto sponsorizzato da Corrado Passera, che vedrebbe la discesa in campo della Cassa e non di Terna, come qualcuno altro nel governo avrebbe preferito. Il fondo potrebbe rilevare da Cdp il 3,4% eccedente il 30% del capitale di Eni a seguito dell’annullamento delle azioni proprie del colosso petrolifero, propedeutico a fare cassa per acquistare le quote di Snam.
L’opzione Qatar sarebbe confermata dalle dichiarazioni fatte dall’emiro durante una vertice ufficiale con Monti un paio di settimane fa. «Cerchiamo nuove opportunità di investimento in Italia», aveva detto Hamad Bin Khalifa al Thani, senza aggiungere ulteriori dettagli.

Non è escluso, però, che il Qatar possa entrare nella partita in maniera diversa. Secondo indiscrezioni di una banca internazionale, raccolte da Radiocor, la sinergia col fondo sovrano si potrebbe realizzare attraverso la creazione di una newco partecipata pariteticamente con Cdp, non quotata e con una governance adeguata, che comprerebbe il 29% di Snam. Questo permetterebbe alla Cassa di dimezzare l’investimento (da 3,8 a 1,9 miliardi) conservando risorse per supportare la società in futuro. L’ingresso del fondo, che potrebbe essere attirato dai dividendi e dal business stabile di Snam, configurerebbe l’intervento di un’istituzione straniera in una infrastruttura strategica del Paese. Ma si tratterebbe di un partner di lungo periodo il cui investimento risponderebbe a logiche industriali. Proprio ieri, del resto, i fondi sovrani del Qatar hanno ufficializzato l’ingresso nel capitale di Shell (con una quota sotto il 3%), senza che nessuno a Londra si sia scandalizzato. Anzi. «Siamo lieti di accogliere Qatar Investment Authority come azionista, tenuto conto delle nostre eccellenti relazioni strategiche con lo Stato qatarino», ha fatto sapere un portavoce del gruppo anglo-olandese. E ultimamente l’emirato si è mostrato molto attivo anche sul versante francese, con acquisti in Lagardere, Veolia, Vinci e Total.

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