martedì 29 maggio 2012

La Cdp sceglie Metroweb. Duello con Telecom sulla banda ultralarga

Dalla Cdp assicurano che l’investimento in Metroweb è finalizzato ad un progetto «complementare e sinergico» a quello Telecom. Sta di fatto che dopo i 150 milioni già immessi in F2I (il fondo di Vito Gamberale che controlla Metroweb insieme ad Intesa) la Cassa (attraverso il Fondo strategico italiano) ha deciso di mettere sul piatto della banda ultralarga altri 500 milioni.

Duecento saranno utilizzati subito per salire al 46,2% nella holding che controlla la società della fibra ottica (tra l’altro presieduta proprio dal presidente della Cdp, Franco Bassanini), altri 300 arriveranno dopo, per finanziare il progetto più volte annunciato da Gamberale: cablare le principali 30 città italiane entro il 2020, per un costo complessivo di 4,5 miliardi. Difficile, al di là delle dichiarazioni, individuare sinergie con Telecom, che sulla banda ultralarga ha già presentato un proprio piano, che sfrutterà la rete in rame già esistente e che sulla carta si presenta meno oneroso e ugualmente efficace. Il quadro è in evoluzione, ma è chiaro che le spalle di Metroweb, con il sostegno di Cdp (e quindi del Tesoro), si allargano al punto da risultare ben visibili persino al colosso guidato da Franco Bernabé.
Tanto più che sulla partita della banda larga sembra che il governo abbia deciso proprio in questi giorni di tornare a muovere le sue pedine dopo uno stallo che durava praticamente da un anno, quando il tavolo Romani si chiuse di fatto senza risultati. In ballo, nell’ambito dell’Agenda digitale, ci sono incentivi e fondi comunitari. Risorse gestite dal ministero dello Sviluppo che sarebbe ingenuo pensare non finiscano anche in pancia ad una società legata a doppio filo a Via XX Settembre.
È in questo scenario, caratterizzato dal duello Telecom-Metroweb, che si inseriscono ipotesi più stravaganti, che vedrebbero la Cdp al centro anche di una possibile operazione di scorporo dell’infrastruttura fissa di Telecom, nell’ambito di un progetto più ampio di società delle reti che non riguarderebbe solo le tlc, visto che la Cassa ha già il controllo di Terna e si appresta ad avere quello di Snam (con buona pace delle privatizzazioni).
Lo sgambetto a Telecom, in ogni caso, non è piaciuto molto al mercato. Dopo la mossa della Cdp il titolo del gruppo è scivolato a Piazza Affari dell’1,8%.

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