sabato 12 maggio 2012

All'Europa scappa la verità: l'Italia ha un buco da 8 miliardi

C’è il quasi pareggio di bilancio e il bilancio in equilibrio in termini strutturali. Il primo è quello contenuto nel Documento di economia e finanza del governo, il secondo è quello illustrato ieri da Bruxelles. Nessuno dei due, però, coincide con il numero “zero” che doveva comparire nel 2013 alla voce deficit/pil. Per Bruxelles addirittura, a differenza del -0,5% calcolato da Mario Monti, la distanza con il vero pareggio dei conti pubblici si allargherebbe fino ad un -1,1%. Si tratta di decimali, che tradotti in euro, però, fanno 8 miliardi (lo 0,5% del pil) che mancano all’appello.

Il buco, con relative conseguenze, è indicato nero su bianco nelle previsioni di primavera della Commissione europea, che parla senza mezzi termini della necessità per l’Italia di un «aggiustamento aggiuntivo di oltre mezzo punto». In altre parole, una bella manovra bis sul groppone degli italiani. I dati, del resto, parlano chiaro. Secondo Bruxelles a «politiche invariate» il Pil quest’anno scenderà dell’1,4% rispetto al -1,4% previsto a febbraio, mentre nel 2013 salirà dello 0,4% contro lo 0,5% stimato dal governo. Il debito pubblico salirà invece al 123,5% nel 2012 per poi scendere al 121,8% nel 2013. Il tutto produrrà un deficit/pil a -2% quest’annno e a meno 1,1% nel 2013. Di qui il riferimento, logico ed inevitabile, ad un intervento correttivo per far quadrare i conti.

Arrivato in conferenza stampa, però, il commissario agli Affari economici e monetari dell'Unione, Olli Rehn, evidentemente resosi conto del potenziale esplosivo dei numeri contenuti nel rapporto, si è prodotto in un carpiato dagli effetti non troppo convincenti. «La nostra indicazione per un rapporto deficit-Pil 2013 a -1,1% è un po’ peggiore del target italiano dello 0,5% del Pil», ha spiegato Rehn, fingendo di non sapere che sono 8 miliardi di differenza, «tuttavia, in termini strutturali, al netto degli effetti ciclici e di misure una tantum, questo significa un bilancio in equilibrio nel 2013». E la manovra aggiuntiva? «L’Italia è sulla strada giusta e non ha bisogno di nuove manovre», ha detto, smentendo quanto scritto nel rapporto. Le parole sono piaciute molto al nostro premier, («mi fa piacere sapere che Rehn dica che non c’è bisogno di una nuova manovra»), ma hanno lasciato di stucco più di un osservatore. Di qui il ricorso alle classiche ”fonti Ue” non meglio specificate per far sapere che la manovra aggiuntiva di cui parlano le previsioni della Commissione sarebbe quella già varata. Non si capisce bene quale, visto che secondo i calcoli illustrati una decina di giorni fa dal viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli, il Salva Italia vale l’1,4% del pil. Ed ecco allora altre “fonti” spiegare che «non ci sono timori sull’Italia» perché «la Commissione ha deciso di tenere conto dell’ambiente macroeconomico». Anche il deficit/pil a -1,1%, insomma, andrebbe bene.

Per rassicurare gli italiani il professore della Bocconi ha poi precisato che i «confortanti» giudizi della Ue non tengono neanche conto dei «proventi attesi dalla lotta all’evasione» e «da quei proventi ci aspettiamo un contributo ulteriore al consolidamento dei conti». Affidarsi ai tesoretti fiscali che tutto risolvono non può non riportare alla mente i giochini contabili di Giulio Tremonti. Il quale, però, adesso che non è più a Via XX Settembre può dire le cose come stanno: «È come se uno deve fare un chilometro per il pareggio di bilancio e ha benzina per 700 metri. Manca un pezzo di manovra che va fatta con un decreto a giugno».

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