giovedì 19 aprile 2012

Il ricatto di Monti: «O me o la Grecia»

Sono lontani i tempi spensierati della «crisi è finita». Ora è il momento dei «sacrifici», del «prezzo altissimo imposto a famiglie, giovani, lavoratori, imprese». E anche delle «esperienze che si chiudono nella disperazione», dice Mario Monti, accorgendosi finalmente dei drammatici suicidi che si sono verificati nei mesi scorsi. Il quadro che solo qualche settimana fa faceva intravedere spiragli di sole, ora è fosco come non mai. «Ristabilire un'Italia capace di crescere è un compito appena iniziato. Ci battiamo ogni giorno per evitare il drammatico destino della Grecia», si difende il premier, «lì ci sono stati 1725 suicidi, noi lo eviteremo».

I numeri del Documento di economia e finanza (che contiene anche il Piano nazionale delle riforme che sarà inviato a Bruxelles) approvato ieri dal governo, del resto, non permettono più di girare intorno ai problemi. Per quanti tentativi faccia il premier di leggere le nuove stime del governo dalle angolature più improbabili, nel 2012 il Pil è in discesa libera, giù dell'1,2% (più alto comunque del -1,7% previsto da Confindustria), il debito in salita al 120,3% e il deficit all'1,7%.
Le cifre contenute nel Def sanciscono il difficile anno che il Paese sta affrontando e rinviano l'inversione di marcia al 2013, quando il prodotto interno lordo dovrebbe crescere dello 0,5%. Numero che raddoppierà nel 2014 e raggiungerà l'1,2% nel 2015. Nonostante il forte peggioramento delle stime sulla crescita (il pil era previsto a -0,4%), Monti sostiene che il deficit arriverà allo 0,5% il prossimo anno che, corretto per il ciclo economico, diventa un surplus strutturale dello 0,6%. Di qui l'assicurazione che l'obiettivo fissato con l'Unione europea sarà «sicuramente raggiunto e ampiamente superato» perché, spiega il governo, l'impegno sul pareggio di bilancio in termini nominali nel 2013 si basava sullo scenario prefigurato in dicembre, quando le stime della spesa per interessi erano molto superiori. Tutto, insomma, sembra appeso a quella decina di miliardi che avanzerebbe dallo scarto prodotto da uno spread più basso di quello prudenzialmente stimato. I dubbi, però, sono legittimi, anche considerate le forti oscillazioni del differenziale Btp-Bund degli ultimi giorni e il riaccendersi delle tensioni dei mercati sul nostro Paese. Dubbi che nascono anche dal drastico abbassamento di alcune stime annunciate a gran voce alcune settimane fa. Tanto per dirne una, il pacchetto delle liberalizzazioni era stato a gennaio sbandierato da Monti come una panacea in grado di far balzare il pil addirittura del 10%. Ora nel Def vediamo che l'impatto al 2020 sarà al massimo del 2,4% del pil.
Uno scostamento che non sembra scomporre più di tanto il governo. Il nocciolo del Def, spiega infatti il viceministro (ma Monti lo chiama già ministro) dell'Economia, Vittorio Grilli, «è la conferma degli impegni che l'Italia ha preso a livello europeo». Il bilancio in pareggio, assicura il viceministro, «sarà una caratteristica strutturale del nostro paese e non episodica».

Accanto alla sicurezza di Grilli, c'è, però, un Monti che continua a mettere l'accento sui disastri a cui sarebbe scampata l'Italia grazie al suo intervento: «È stato evitato uno shock distruttivo». Come dire, stiamo male, ma potevamo stare malissimo. E se la minestra non piace, dietro l'angolo c'è sempre la Grecia.
Per uscire dalla tempesta, «perché non possiamo aspettare che finisca», la ricetta è sempre la stessa. La cosiddetta fase due per la crescita, che alcuni a dire il vero pensavano fosse già iniziata. La parola passa al ministro dello Sviluppo Corrado Passera, che detta l'agenda di alcuni interventi. In tutto cinque e tra questi «primo tema è accelerare l'apertura dei cantieri, mettere in moto attività e far sì che i soldi girino per progetti rilevanti per il Paese». E inoltre «siccome siamo annoiati di annunci per dare senso concreto i progetti avranno un nome e un cognome: a giorni arriverà un sito affinché gli italiani possano seguire i singoli progetti». C'è poi il tema del caro-energia e in particolare dei prezzi record della benzina. Il Governo, spiega, «è eventualmente pronto a tornare indietro sulle accise (quando arriveranno i fondi dall'evasione) e si aspetta che ad un calo del prezzo del greggio corrisponda un abbassamento dei prezzi alla pompa. Insomma «dobbiamo fare di tutto perchè la bolletta (energetica) smetta di crescere e vada a scendere». Poi, tra le iniziative, annuncia l'avvio di una task force e di misure entro l'estate per favorire le start-up di imprese innovative. E contro il credit-crunch e i debiti incagliati della Pa arriverebbero a breve fondi per 20-30 miliardi dalle banche.

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