giovedì 12 aprile 2012

I nuovi incentivi alle rinnovabili non tagliano le bollette

La sforbiciata ai mega incentivi per le rinnovabili (in particolare il fotovoltaico) ci sarà, come voleva Corrado Passera. Il sostegno robusto alle fonti alternative pure, come chiedeva Corrado Clini. Gli unici a restare a bocca asciutta saranno gli utenti, che portano a casa solo la promessa che gli aumenti sconsiderati della bolletta dovuti al peso degli aiuti alle energie rinnovabili non ci saranno più.

È questo il delicato equilibrio contenuto nei due decreti illustrati ieri dai tre ministeri competenti (Sviluppo economico, Ambiente, Agricoltura) nel corso di un incontro/seminario con la stampa che ridisegnano tutto il sistema degli incentivi. La brutta notizia è che il peso complessivo della spesa per gli aiuti non calerà rispetto agli attuali 9 miliardi, anzi salirà da qui al 2020 fino a 12 miliardi. La buona è che rispetto all’andamento previsto dall’attuale sistema (15 miliardi al 2020), l’intervento del governo porterà a regime un risparmio di 3 miliardi. Non è moltissimo, a dire il vero. Ma il piano risponde ad una strategia precisa di Passera e Clini, che intendono non solo raggiungere, ma anche superare gli obiettivi europei, portando il peso complessivo delle rinnovabili sul settore elettrico dal 26% previsto da Bruxelles al 35%. A chi chiedeva se non fosse necessaria pensare maggiormente alle tasche dei consumatori, il ministro dello Sviluppo ha risposto senza esitazione: «Tagliare oltre avrebbe comportato un netto svantaggio sull’economia». La tesi, insomma, è che «bisogna guardare alle bollette, ma anche allo sviluppo». Passera è comunque convinto che l’effetto sui prezzi al consumo sarà «molto diluito».

Se l’impatto sarà limitato sulle bollette, questo non significa che i tagli saranno indolori. Tutt’altro. Soprattutto per il fotovoltaico, che si vedrà sforbiciare gli incentivi di un fetta che si aggira sul 35% della quota attuale. Al raggiungimento della quota di 6 miliardi di aiuti, prevista per l’inizio dell’estate, i rubinetti per l’energia solare si chiuderanno, con l’obiettivo di arrivare ad una stabilizzazione annua della spesa sui 6,5 miliardi. Il risultato sarà ottenuto attraverso un sistema di controllo dei volumi installati e della relativa potenza, con aste competitive per i grandi impianti e registri di prenotazione per i medio-piccoli (i piccolissimi saranno esclusi). Del resto, come ha spiegato Clini, congratulandosi per le tabelle predisposte da Passera in perfetto stile McKinsey («si vede che non hai perso la mano»), le tariffe attuali «hanno permesso rendite del 20-30%, che neanche con le attività illegali si riescono ad ottenere».
La riduzione sensibile degli incentivi al fotovoltaico sarà compensata da una sforbiciata molto più leggera (tra il 10 e il 15%) per le altre fonti rinnovabili. L’idea è quella di spostare gli aiuti su settori e tecnologie che abbiano (a differenza dei pannelli solari di cui siamo i maggiori importatori al mondo) anche una maggiore ricaduta sulla filiera economico-produttiva nazionale e ad alto contenuto innovativo.
Resta il dubbio che, malgrado le rassicurazioni di Passera, qualcosa di più si potesse fare. Basti pensare, come ha tenuto a sottolineare lo stesso ministro per addolcire la pillola per le imprese, che la riduzione degli incentivi non toglierà comunque il primato all’Italia, che resterà ancora il Paese europeo con gli aiuti più generosi all’energia rinnovabile. Una pioggia di soldi pagati dai consumatori in bolletta che non soddisfa ancora i Verdi. «Anche questo governo si conferma nemico delle rinnovabili e dell'innovazione nel settore dell’energia», ha subito chiosato il presidente Angelo Bonelli.

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