mercoledì 28 marzo 2012

Per Finmeccanica l'eredità Guarguaglini pesa 3,2 miliardi

Una bomba da 3,2 miliardi. È questo il costo della massiccia operazione di ristrutturazioni e svalutazioni (646 milioni solo per la statunitense Drs) messa in piedi da Giuseppe Orsi per tagliare i ponti col passato. Difficile capire quanto del macigno, che ha pesato sul bilancio 2011 provocando un rosso di 2,3 miliardi, sia attribuibile a passi falsi della vecchia gestione Guarguaglini e quanto alla bufera economica-finanziaria internazionale. 

Sul punto Finmeccanica , venendo un po' meno ad un obbligo di maggiore trasparenza che dovrebbe caratterizzare il nuovo corso, glissa e svicola. Del resto, i continui riferimenti dei vertici alla «discontinuità» rendono quasi inutile la puntualizzazione e dalle parole del direttore generale Alessandro Pansa si capisce che l'entità del danno si è appresa (o scoperta) nel corso di un'attenta valutazione delle attività del gruppo avvenuta nel corso degli ultimi mesi. Difficile anche sapere nel dettaglio quali saranno le prossime mosse. Per ora si sa solo che in un 2012 che Orsi definisce «l'anno della svolta» il management procederà seguendo due direttrici fondamentali: discontinuità gestionale e discontinuità strategico-industriale. Sul primo punto l'ad insiste sulla «centralità dell'etica», spiegando che si procederà, proseguendo quanto già fatto, ad un profondo riassetto di tutta l'area manageriale. Sul piano del business, Orsi ha ribadito che Finmeccanica si concentrerà principalmente su tre settori: elicotteri, elettronica per la difesa e aeronautica. 

Quanto al piano di dismissioni, Orsi, assicura che le operazioni avverranno entro l'anno, ma sui dettagli le bocche restano cucite. L'ad e presidente si è limitato a «non commentare» le voci che parlano di un interesse della giapponese Hitachi su Ansaldo Breda. La risalita sarà comunque difficile. Il 2012, ha detto Orsi, «sarà l'anno della svolta anche se sarà ancora un anno di transizione». E, ha messo in chiaro, «non bisogna aspettarsi miracoli nel giro di pochi trimestri. La ristrutturazione richiede tempo e tenacia. Il tempo è un fattore che non possiamo controllare, ma la tenacia sarà enorme». I dati del bilancio 2011 sono il punto di partenza della nuova Finmeccanica . Ed è lì che si capisce, malgrado Pansa annunci il ritorno all'utile nell'anno in corso, quanto sia lunga la strada. L'esercizio si è chiuso con ricavi in calo del 7% a 17,3 miliardi. Pesante anche il calo degli ordini, che nel 2011 sono scesi del 22% a 22,45 miliardi. L'indebitamento finanziario netto è a 3,44 miliardi, su del 10%, ma la sostenibilità non è in discussione. E qui va, forse, spezzata una lancia a favore della vecchia gestione. Come spiega Pansa, infatti, è solo grazie alla solidità finanziaria del gruppo che è stato possibile caricare 3,2 miliardi di maggiori oneri sul bilancio.
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