lunedì 31 ottobre 2011

Terminazione mobile. Pdl e Bruxelles in pressing per abbassare le tariffe dei cellulari

Contrordine compagni. Dopo le lettere di nove deputati del Pd, cinque del Pdl e uno della Lega per chiedere all’Agcom di far slittare a luglio la riduzione delle tariffe di terminazione mobile (il pedaggio che un operatore paga all’altro per far transitare la telefonata sui suoi cellulari e che, seppure indirettamente, pesa sulle alte tariffe fisso-mobile a carico degli utenti) prevista per gennaio, il centrodestra è sbarcato in massa nella partita, con un appello sottoscritto da 40 parlamentari.

La lettera, arrivata ieri sul tavolo dell’Agcom, non solo chiede all’authority di non indugiare oltre nella definizione delle nuove tariffe, come ha peraltro chiesto anche ieri la Commissione europea, ma propone di applicare una sforbiciata drastica che abbassi i costi da subito ad un centesimo al minuto. L’iniziativa, che ha raccolto un’adesione consistente sia alla Camera (23 firme) sia al Senato (15), nasce dall’esigenza, dopo le sortite bipartisan dei giorni scorsi, di far capire senza fronzoli da che parte sta il Pdl. E si inserisce nella guerriglia di opinioni e di dati contrapposti che si è infiammata nelle ultime settimane in vista della delibera dell’Agcom che, a questo punto, si spera arrivi il prima possibile (la decisione è calendarizzata per il 3 novembre, ma il verdetto è atteso per il 17). Ieri da Bruxelles hanno fatto sapere di non avere ancora ricevuto «alcuna comunicazione» dall’authority e hanno ribadito l’auspicio che i rilievi più volte espressi «sulla ritardata imposizione delle tariffe e sui livelli persistentemente alti in Italia» vengano tenuti «nella massima considerazione». Per avere un’idea della situazione, il livello attuale è di 5,3 centesimi al minuto. Il percorso proposto dall’authority è quello di arrivare a 2,6 centesimi nel 2013. La richiesta delle imprese del mobile, che verrebbero penalizzate dai tagli, è di congelare il cammino per 6 mesi (fino a luglio).

Scenari che però rischierebbero entrambi di non sciogliere il nodo sollevato dalla Ue e dalla nostra Antitrust. E cioè che le tariffe italiane, ora più alte di circa il 50% della media di quelle europee, resterebbero tali anche nel 2013, visto che tutti stanno progressivamente abbassando l’asticella.
La questione non è semplice. In ballo ci sono sicuramente le tasche degli utenti. Alcune associazioni dei consumatori, Adiconsum e Unc, mettono in guardia da tagli con l’accetta da una parte (la terminazione fisso-mobile) che potrebbe determinare rialzi dall’altra (le tariffe dei cellulari). Diverse, però, le opinioni del commissario Ue per l’agenda digitale, Kroes, e del garante della concorrenza, Antonio Catricalà, secondo cui l’abbassamento della terminazione, oltre a rispondere a logiche di mercato, comporterebbe nel tempo anche un adeguamento dei prezzi finali ai costi sostenuti, e quindi un beneficio per le bollette.
Ma la partita riguarda anche i margini degli operatori. Se è vero che la terminazione è stata per anni un trasferimento di risorse dal fisso al mobile, una riduzione troppo netta rischierebbe di trasformarsi in un salasso per aziende che solo qualche settimana fa hanno sborsato quasi 4 miliardi per l’asta delle frequenze 4G.

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