mercoledì 26 ottobre 2011

Mezzo accordo sulle pensioni. Ma la riforma c'era già

Niente interventi sulle pensioni d’anzianità. Ritocchi per quelle di vecchiaia. Stretta sui trattamenti d’invalidità e su quelli di reversibilità. Non è, probabilmente, proprio quello che l’Europa si aspetta, né quello che voleva Silvio Berlusconi. Ma i margini di manovra per evitare di presentarsi al vertice Ue con una crisi di governo in atto erano strettissimi. La Lega non ha ceduto su quasi nulla. I veti contrapposti delle varie anime della maggioranza e dei duellanti che guidano i ministeri economici hanno fatto il resto. 

Il risultato dell’intesa raggiunta per il rotto della cuffia è un mix di rivendicazioni di quanto già fatto e una serie di impegni futuri sulla falsa riga di quanto già previsto nella delega fiscale e assistenziale e nel piano di valorizzazione degli immobili pubblici presentato qualche settimana fa da Giulio Tremonti. Le misure sono state messe nero su bianco, ma il testo è cambiato più di una volta. L’unica certezza è che la lettera arriverà all’Unione europea nel corso della notte, se non questa mattina. Il Cavaliere ha continuato a limare il testo fino all’ultimo momento utile per tentare di avvicinarsi il più possibile alle richieste della Ue. «Siamo sicuri che l’Italia farà quanto il premier Berlusconi ha detto ai presidenti Barroso e Van Rompuy» e che invierà entro il vertice una «lettera che enunci in modo chiaro le misure» che intende adottare.

L’obiettivo è quello di rompere il clima di ostilità che si è fatto via più aspro fino ai dictat e ai risolini e che rispecchia fino ad un certo punto le difficoltà reali del Paese. Per questo il Cavaliere ha deciso di infarcire la lettera anche di impegni già presi, proprio per ricordare ai soloni europei che fino ad ora il governo non è stato proprio a guardare. Sul fronte previdenziale, ad esempio, che sembra essere diventato l’unico nodo del contendere, l’Italia ha già messo in cantiere un percorso di adeguamento alle aspettative di vita dei trattamenti di vecchiaia, che porterà l’età pensionabile a 67 anni prima di alcuni Paesi europei in prima fila nel bacchettare il governo. Mentre sulle pensioni di invalidità e di reversibilità sono previsti interventi nell’attuazione della delega fiscale. Così come è stato incardinato il processo di valorizzazione del patrimonio pubblico. Il problema, semmai, resta il calendario delle misure, qualcosa che convinca i governi europei che ora si passa dagli annunci ai fatti. Il vertice di oggi resta quindi un passaggio strettissimo. Nella missiva, riferisce chi ha partecipato alla sua stesura, si ricorderà innanzitutto quanto già deciso con le due manovre di agosto e settembre, dando rassicurazioni sul fatto che il pareggio di bilancio sarà nel 2013. Sottolineando che il gettito derivante dalla lotta all’evasione poggia su basi più che concrete e che anche sui tagli non vi è ragione di dubitare. Quanto alla ripresa il presidente del Consiglio confermerà l’intenzione di procedere sul fronte delle liberalizzazioni, delle privatizzazioni, delle dismissioni così come su quello della riforma del mercato del lavoro e della sburocratizzazionè per le imprese. Si impegnerà inoltre sul controverso capitolo della riforma delle pensioni con qualche ritocco ma spiegando che il sistema previdenziale italiano è «sostenibile».

Il Cavaliere è consapevole di arrivare a Bruxelles con un compromesso al ribasso, a causa del veto della Lega ad un intervento incisivo, in particolare sul fronte delle pensioni di anzianità. Ma spera che Bruxelles confermi quel giudizio da sempre espresso sul nostro sistema pensionistico e cioè che vada riformato, ma la cui sostenibilità non sia in pericolo. Il passaggio resta comunque delicato, prprio perché oltre alle istituzioni e ai partner Ue a passare il vaglio della credibilità del governo italiano ci saranno anche i mercati. Sul primo fronte, quello politico, il Cavaliere è convinto che anche Germania e Francia non potranno protestare più di tanto perchè consapevoli che una crisi italiana trascinerebbe a fondo l'intera economia Ue.


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