mercoledì 5 ottobre 2011

Marchionne fa scuola: se ne va anche la Pigna


I contorni della vicenda rischiano di sembrare un po’ surreali. Le Cartiere Pigna decidono di uscire da Confindustria in polemica con la gestione troppo politica di Emma Marcegaglia. A sua volta l’azienda viene accusata da Confindustria di aver agito sulla base di una logica politica visto che il presidente e ad, Giorgio Jannone, è anche presidente della commissione bicamerale di Controllo sugli enti previdenziali, con la tessera del PdL in tasca.

Una cosa, però, è certa: con l’addio delle Cartiere Paolo Pigna spa, azienda leader del settore creata nel 1870, l’associazione di Viale dell’Astronomia ieri ha perso un altro marchio storico del nostro Paese. Niente di paragonabile alla Fiat, intendiamoci, per peso dentro l’associazione, numero di dipendenti, livelli di fatturato e quote d’iscrizione versate. Ma liquidare l’uscita della mitica “pignetta”, che tutti abbiamo imparato a conoscere fin da piccoli sfogliando i nostri primi quaderni, come una semplice ripicchetta della maggioranza contro l’offensiva anti-governativa scatenata dalla Marcegaglia nelle ultime settimane, sarebbe un errore di valutazione.
L’addio dirompente di Marchionne si inserisce, infatti, in uno stillicidio che negli ultimi anni ha visto sbattere la porta di Viale dell’Astronomia o delle associazioni territoriali aziende importanti come Amplifon,  Fincantieri, la Cis di Punzo, Ibm, Engineering. E la scelta annunciata ieri da Jannone sembra destinata a non restare isolata. Come ha detto l’ex vicepresidente di Confindustria, Guidalberto Guidi, «all’uscita della Fiat ne seguiranno altre». Lo sguardo è rivolto principalmente al mondo della metalmeccanica e della componentistica. Le tante aziende del settore, orfane del Lingotto, difficilmente potranno accettare di restare ancorate ad un contratto nazionale che rischia di diventare una zavorra in periodi di crisi.

La sensazione, insomma, è che il sistema confindustriale sia ad un punto di svolta. E non è casuale, forse, che il maremoto sia partito a pochi mesi dalla scadenza del mandato di Emma Marcegaglia. L’uscita della Fiat potrebbe rimescolare completamente le carte della corsa per la presidenza, che, tra smentite e finte partenze, ha finora coinvolto i nomi di Alberto Bombassei, Aurelio Regina, Giorgio Squinzi e Gianfelice Rocca. La stoccata della Fiat potrebbe, ad esempio, indebolire il peso della Marcegaglia e, a cascata, la candidatura di Squinzi, che fu grande elettore dell’attuale presidente. Allo stesso tempo, senza il peso di Marchionne, all’interno dell’associazione potrebbero acquistare maggiore spazio di manovra le aziende partecipate dal Tesoro, a partire dall’Eni di Paolo Scaroni, che insieme all’Assolombarda guidata da Alberto Meomartini si dice faccia il tifo per Rocca. Ma non è neanche escluso che il corto circuito tra politica e industria tiri la volata al presidente degli industriali romani, Regina, considerato vicino a Montezemolo e ad Abete, nonché, in una logica rigorosamente bipartisan a Gianni Alemanno come a Francesco Rutelli, a Giuliano Amato come a Giulio Tremonti.
Di sicuro dovrà lasciare la sua poltrona l’attuale vicepresidente di Confindustria nonché presidente della Fiat, John Elkann. Ad incoraggiare un passo indietro è lo stesso Bombassei, vicepresidente di viale dell’Astronomia con delega alle Relazioni industriali, che di lui, non senza accenti polemici, dice: «Sfortunatamente lo si vede poco, perché è un ragazzo che potrebbe dare un contributo importante».
Una bomba pronta ad esplodere potrebbe essere quella delle partecipate del Tesoro. La Lega ne invoca l’uscita da Confindustria, mentre il ministro Renato Brunetta auspica una decurtazione delle quote associative di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste e Ferrovie. Malgrado lo statuto limiti i diritti di voto delle società “pubbliche”, queste complessivamente rappresentano circa il 10% dei 5 milioni di dipendenti che fanno capo alle 146mila aziende rappresentate in Confindustria. In altre parole, basterebbe uno starnuto per far tremare l’intero palazzo.


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