giovedì 7 luglio 2011

Parla il ceo di France24 Alain de Pouzilhac. «Una Al Jazeera in francese». Parigi lancia la tv di propaganda.

Conquistare il mondo a colpi di reportage. L’idea originaria è di Jacques Chirac, ma il progetto di creare una corazzata dell’informazione in grado di contrastare l’informazione anglosassone e araba porta la firma di Nicolas Sarkozy.

È stato lui, pochi mesi dopo aver conquistato l’Eliseo, a lanciare il piano di fusione, dal nome evocativo France Monde, di tutte le società di comunicazione pubbliche che trasmettono oltre confine. Punta di diamante del progetto è France24, la rete all news voluta nel 2006 dall’ex presidente con l’obiettivo di farne una sorta di Cnn francese. E proprio all’allora numero uno della rete, Alain de Pouzilhac, Sarkozy ha deciso di affidare il comando delle operazioni. Per ora, la riforma pensata dall’Eliseo è ferma ad una holding pubblica, Audiovisuel exterieur de la France (Aef), che controlla tre entità: Rfi, radio d’informazione multilingue, Tv5 Monde, canale generalista francofono, e France24. Quest’ultima trasmette in tre lingue (francese, inglese e arabo) e viene vista ogni settimana da 30 milioni di persone nel mondo, con una presenza massiccia in Maghreb, dove il canale all news ha già soppiantato il resto dell’informazione occidentale. 

Ma la fusione ancora non c’è. Colpa dei sindacati, fa capire de Pouzilhac a Libero, «ogni processo del genere prevede una razionalizzazione delle risorse umane e i lavoratori non sono molto favorevoli». A rallentare il percorso c’è stato anche il grande scandalo che ha coinvolto la ex numero due del gruppo, Christine Ockrent (moglie fra l’altro dell’ex ministro degli Esteri Bernard Kouchner), accusata di spionaggio aziendale e sfiduciata da tutta la dirigenza della società. Dopo un braccio di ferro durato diversi mesi la Ockrent ha lasciato e ora de Pouzilhac sembra pronto a rimettersi in marcia. «La fusione è necessaria», spiega, «perché dobbiamo essere più competitivi, ridurre i costi e mantenere un’omogeneità di espressione su tutti i media che si rivolgono all’estero». Il passaggio fondamentale, fa capire il ceo, «è quello di far crescere gli utili pubblicitari e ridurre contemporaneamente i finanziamenti pubblici». Ad oggi il rapporto è un 5% di pubblicità e 320 milioni sborsati direttamente dai contribuenti. L’obiettivo è «arrivare ad un 25% di ricavi tra pubblicità e vendita di contenuti e una contrazione del 12-14% degli investimenti statali». Le tappe sono già fissate. «Fino all’estate del 2010», dice, «abbiamo lavorato all’equilibrio finanziario delle tre società, alla crescita degli ascolti e alle sinergie». Da febbraio di quest’anno «stiamo lavorando al progetto di fusione che prevedo possa andare in porto entro il marzo del 2012».

De Pouzilhac non vuole sentir parlare di controllo della politica. «Non sono un funzionario pubblico, dal 2006 non ho mai ricevuto ordini o pressioni da chicchessia», dice. La mission di Aef è quella di diffondere i valori francesi nel mondo. «Lo Stato ha interesse a promuoversi sulla scena internazionale», dice. Il ceo parla di cultura. Ma è chiaro che la tv di Sarkozy avrebbe l’obiettivo di combattere una guerra informativa dove il mondo anglosassone è padrone assoluto e quello arabi cresce giorno dopo giorno.
E l’Italia? «È il Paese più bello del mondo», dice de Pouzilhac. Ma di investire, per ora, non se ne parla. France24 è già visibile sul satellite, sul digitale terrestre e sui cellulari. «Non è però prevista una programmazione in lingua italiana», spiega il ceo, «perché il vostro Paese ha già un legame molto forte con il nostro sia sul piano culturale che su quello politico».

© Libero