martedì 8 marzo 2011

Via agli investimenti Fiat, primo assunto a Pomigliano

La data precisa era già stata fissata e annunciata agli inizi di febbraio, ma le prime otto assunzioni avvenute ieri a Pomigliano rappresentano comunque un evento nel nuovo corso della Fiat. Il primo passo concreto verso la realizzazione del progetto Fabbrica Italia a cui è legato il destino del gruppo, quello di migliaia di lavoratori e il futuro delle relazioni industriali e sindacali. Gli otto dipendenti della newco che dovrà costruire la nuova Panda sono tre donne e cinque uomini. Tutti tecnici, che affiancheranno il neo amministratore delegato e direttore dello stabilimento Giambattista Vico, Sebastiano Garofalo. Saranno loro a coordinare le prossime assunzioni degli operai. Almeno 300 entro luglio e poi via via tutti i 5600 dipendenti della vecchia società.

Ma a tenere banco ieri, malgrado la partenza ufficiale del nuovo progetto, è stata l’attenzione dedicata dal prestigioso Financial Times al giovane rampollo della famiglia Agnelli, John Elkann. Il quotidiano finanziario londinese ha riservato al presidente del Lingotto un corposo ritratto-intervista in cui il presidente del Lingotto viene definito «l’erede inatteso che ha salvato i gioielli di famiglia». È a lui, secondo l’Ft, che si devono le due mosse vincenti dell’acquisizione del 20% di Chrylser e dello spin-off. Due operazioni, si legge, «impensabili per le generazioni che lo avevano precedeuto e anche per le altre famiglie dell’automobile europee, quali i Peugeot e i Quandt della Bmw».

Celebrazioni e autocelebrazioni a parte (il giovane Agnelli racconta la sua adolescenza difficile e avventurosa passata a lavorare in incognito in una fabbrica per l’assemblaggio di fari a Birmingham), Elkann annuncia che la Exor darebbe il suo sostegno all’ipotesi di una diluizione della quota del 30% in Fiat a fronte di un progetto finalizzato a creare una società di maggiori dimensioni. Si tratta, in sostanza, dello scenario evocato più volte da Sergio Marchionne («non potevano avere un partner migliore», dice di lui Elkann) di una fusione completa tra Fiat e Chrysler. Opzione che non danneggerebbe, come si è detto, il nostro Paese, perché «andare all’estero non significa che quello che c’è in Italia si riduce». In ogni caso, dice Elkann, «l’orgoglio per le proprie radici non dovrebbero essere un freno per la crescita». In ogni caso, rivela il numero uno della Fiat e di Exor, la holding controllata dalla famiglia Agnelli ha a disposizione oltre un miliardo di euro per nuovi investimenti. E ulteriori risorse potrebbero derivare dall’uso della leva finanziaria e dal ricavato di disinvestimenti. Tra questi, conferma Elkann, potrebbe esseri anche Alpitoru, «se si presentasse una buona occasione».

Intanto dal Messico arriva l’entusiasmo del presidente Felipe Calderon, che ieri ha presentato insieme a Marchionne il lancio della Fiat 500 modello 2012, che sarà realizzata nello stabilimento Chrysler di Toluca. Da lì, la vettura sarà esportata principalmente in Nord America, ma anche in Cina, a partire dal quarto trimestre del 2011. L’ad del Lingotto sta anche valutando la possibilità di produrre un altro modello Fiat, mentre tra giugno e luglio saranno introdotti nelle linee di produzione messicane anche tre modelli Alfa Romeo.
Quanto ai rapporti con la Russia, dopo lo stop delle trattative con Sollers, Marchionne ha detto di essere in contatto con altri costruttori. «Dobbiamo cercare la strada giusta in termini temporali e di costi», ha spiegato, «ritengo che abbiamo fino ad aprile per finalizzare».

© Libero