giovedì 17 marzo 2011

Usa, Francia e Inghilterra non ci cascano. Nessuna frenata sull’energia nucleare

Esattamente un anno fa, dopo trent’anni di stop, annunciava il ritorno all’atomo con entusiasmo e metteva sul piatto otto miliardo di dollari per costruire due nuovi impianti termonucleari in Georgia, i primi sul suolo americano dal 1979. Pensate che la tragedia giapponese abbia fatto cambiare idea a Barack Obama? Macché. Così come proseguono tranquillamente dritti per la loro strada i paladini dell’energia atomica come Nicolas Sarkozy, James Cameron e praticamente tutti i capi di Stato e di governo che per combattere il cambiamento climatico, ridurre la dipendenza dal petrolio straniero ed abbattere i costi della bolletta hanno scelto di investire sul nucleare.

Certo, si sono riaccesi i riflettori sulla sicurezza, si discute di come rendere ancora meno rischiosi gli impianti, ma solo in Italia è scattata la vera sindrome giapponese. Un effetto panico che sfiora il ridicolo, visto che le centrali sono praticamente ovunque intorno a noi tranne che sul territorio nazionale. Anche la cancelliera Angela Merkel, con il clamoroso annuncio della chiusura di sette centrali, non ha in realtà fatto altro che anticipare lo stop di vecchi impianti il cui destino era già deciso. Per quanto riguarda le centrali di cui era stato stabilito il prolungamento della vita, ci sarà solo una sospensione di tre mesi. Ma di qui a dire no all’atomo ce ne passa. «Effettueremo senza tabù una verifica della sicurezza degli impianti», ha detto la Merkel, «ma abbiamo bisogno dell’energia nucleare e una rinuncia a questa tecnologia non può essere la risposta». Meno rumorosa e molto concreta la posizione del premier britannico. «Ci sono lezioni da imparare dai terribili eventi del Giappone», ha detto Cameron ieri, «ma penso che il nucleare debba essere parte del mix energetico della Gran Bretagna».

Categorico il nostro vicino di casa Sarkozy. «Di uscire dal nucleare non se ne parla neanche», ha tagliato corto il presidente, aggiungendo che la Francia «è il Paese che ha la tecnologia più sicura». Persino il socialista José Zapatero non sembra incline ad unirsi al coretto dei catastrofisti. «Tutti sappiamo quali sono le condizioni naturali e geografiche del nostro paese. Ci sono ragioni per rimanere tranquilli circa la sicurezza delle nostre centrali», ha spiegato il premier spagnolo. E Obama? Dopo aver sottolineato che la sicurezza delle centrali Usa non è in discussione, ha liquidato l’argomento spiegando «che ogni fonte energetica ha le sue controindicazioni». Punto.

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