martedì 29 marzo 2011

Silvio raddoppia il reddito. Ma con Prodi aveva di più

Quasi quarantuno milioni di euro. Questo l’imponibile con cui Silvio Berlusconi si conferma anche nel 2010 il parlamentare più ricco. Qualcuno ha subito messo mano alla calcolatrice per dimostrare che al governo si guadagna. In effetti, se si pensa ai 23 milioni di reddito imponibile dichiarati nel 2009 e ai 14 del 2008, il ragionamento non fa un grinza. Si tratta di un incremento di circa il 180%. Si dimentica però che nell’anno ancora precedente, il 2007, il Cavaliere dichiarò ben 139 milioni di euro. Cifra che ribalta completamente la percentuale e che, anzi, sembra dimostrare che abitare a Palazzo Chigi non convenga per nulla.

Pioggia di dividendi
La realtà, è che i flussi di denaro dell’impero economico e finanziario berlusconiano sono determinati da un numero di fattori così elevato da rendere praticamente impossibile ingabbiarli in un qualsiasi giochino statistico sulle serie storiche. Dovessimo guardare solo alle somme dei dividendi che ogni anno arrivano nelle tasche del presidente del Consiglio dalle holding con cui la famiglia controlla Fininvest, ad esempio, le forti oscillazioni registrate dalle documentazioni fiscali sarebbero difficilmente spiegabili. Malgrado la crisi, infatti, il Cavaliere nel 2008 incassò circa 160 milioni di cedole. Nel 2009 furono 135, mentre nel 2010, secondo i dati usciti solo qualche settimana fa, gli utili distribuiti dalle società a Berlusconi sono stati di 127 milioni. I cambiamenti nell’imponibile del premier, hanno spiegato più volte dal gruppo del biscione, non sono legati all’andamento delle società operative Mediaset e Mondadori, che negli anni è rimasto tutto sommato stabile. Più facile, invece, pensare ad una diversa destinazione dei dividendi, accantonati piuttosto che incassati, oppure a semplici effetti contabili, come il pagamento delle cedole effettuato all’inizio dell’anno successivo all’esercizio di riferimento, come spesso è accaduto.
Quanto al patrimonio (che gli esperti della rivista Forbes stimano in 7,8 miliardi di dollari, ma che più verosimilmente si aggira sui 4 miliardi di euro), le dichiarazioni dei redditi consultabili da ieri negli uffici di Montecitorio non riservano molte sorprese.
Il Cavaliere indica nelle variazioni rispetto all’anno passato due appartamenti in uso abitazione a Milano, due box e altri tre appartamenti nella stessa città, dove ha in comproprietà anche altri due immobili, e un fabbricato a Lesa, sul lago Maggiore, in provincia di Novara. Si tratta di una parte del patrimonio di oltre 400 milioni di euro impegnato in ville, appartamenti e terreni a cui nel 2010 si sono aggiunti un altro immobile e un altro appezzamento nell’isola caraibica di Antigua, nelle Antille.  Nei documenti consegnati alla Camera dei Deputati c’è anche l’elenco delle gestioni patrimoniali affidate alla Popolare di Sondrio, a Banca Monte Paschi e a Banca Arner. Istituti, questi ultimi, a cui il Cavaliere affida una buona fetta della liquidità proveniente dalle quattro (su sette) società di famiglia controllate direttamente.

Holding e barche
Holding in cui, prendendo per buona la mancanza di indicazioni in senso contrario, Berlusconi dovrebbe avere mantenuto le stesse quote di partecipazione indicate ad inizio legislatura. Nel dettaglio, si tratta di 5.174.000 azioni della Dolcedrago spa; 4.294.342 di Fininvest; 2.548.000 della Holding Italiana Prima s.p.a.; 2.199.600 della Holding Italiana Seconda; 1.193.400 della Holding Italiana Terza; 1.144.000 della Holding italiana Ottava.
Invariate dovrebbero essere anche le proprietà di una Mercedes del 1992, di un’Audi A6 del 2006 e delle tre imbarcazioni da diporto dichiarate sempre nel 2008 (la San Maurizio, con una stazza di 4,72, la famosa Principessa Vai Via, con una stazza di 5,27 e il motoscafo Magnum 70, con una stazza di 47,15).


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