lunedì 14 marzo 2011

Scaroni metterà 53 miliardi nel motore dell’Eni

Un aumento della produzione di idrocarburi del 3% medio annuo e una crescita delle vendite di gas in Italia e nei Paesi target europei del 5% annuo. Sono questi i punti principali del piano strategico dell’Eni presentato ieri a Londra. Nel settore Refining & Marketing il cane a sei zampe punta all’incremento dell’efficienza operativa e alla riduzione dei costi fissi e variabili di 200 milioni entro il 2014.

 Inoltre, l’Eni programma investimenti per 53,3 miliardi nel quadriennio 201-2014.  Entro la fine di quest’anno, poi, l’Eni prevede di effettuare dismissioni per 2 miliardi, principalmente gasdotti, che saranno utilizzati per la riduzione del debito. In ogni caso, con un prezzo del petrolio a 70 dollari al barile, la società prevede solidità finanziaria e sostenibilità del dividendo, che dal 2011 sarà in linea con l’inflazione dell’Ocse. Per quest’anno la cedola è confermata a un euro. Così come è confermato l’utile netto a quota 6,32 miliardi.
Sul fronte libico, Scaroni ha annunciato che lo stop della produzione non riguarderà il gas, visto che il metano serve ad alimentare le centrali termoelettriche necessarie a fornire energia alla popolazione. Riguardo all’impatto della crisi sulla società, l’Eni ritiene che l’aumento del prezzo del petrolio compenserà il calo dei margini provocato dalla situazione nel paese.

Sulle partecipazioni di Gheddafi nel Cane a sei zampe (che da oggi potrebbero essere congelate sulla base delle decisioni Ue), l’ad dell’Eni ha detto che «questa storia degli investimenti libici in Eni è una vera leggenda metropolitana». Il manager ha spiegato di aver fatto una verifica del libro soci dai cui «risulta solo uno 0,5% in mano a fondi che hanno Libia nel nome ma che hanno base in Bahrein». Anche il presidente della società Roberto Poli ha sottolineato che «non ci sono state partecipazioni sopra il 2%». Insomma, ha proseguito Scaroni, «lo 0,5% non fa perdere il sonno né a noi né al governo, né alla Consob». E ha concluso: «Il nostro è sempre stato un comportamento trasparente».

E trasparenti sono anche le intenzioni su Snam Rete Gas, da cui Scaroni potrebbe separarsi solo se si verificassero condizioni vicine all’inverosimile. «In presenza di un compratore gradito al governo che la paghi più del valore di mercato potremmo valutare la vendita», ha detto Scaroni, aggiungendo che «resistendo alle pressioni che ci dicevano di vendere abbiamo fatto soltanto un favore agli azionisti». Anche sulla quota del 33% detenuta nella portoghese Galp non «c’è alcuna fretta di vendere». Scaroni ha ribadito che l’investimento è stato «fenomenale» e «continuerà a portare buoni risultati agli azionisti». Per la cessione della quota, giudicata non strategica, Eni ha avviato trattative con la brasiliana Petrobras. Il negoziato si è, però, interrotto poche settimane fa. 

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