mercoledì 30 marzo 2011

L’appello di Romano: «Contadini in campo per salvare Parmalat»

«L’agroalimentare deve essere considerato un comparto strategico, di interesse nazionale, come già avviene per l’energia e la difesa». Ha le idee chiare, il neoministro dell’Agricoltura, Francesco Saverio Romano, che si schiera al fianco di Giulio Tremonti nella difesa di Parmalat dall’assalto dei francesi. «Il ministro dell’Economia», spiega, «ha fatto benissimo ad ipotizzare un intervento legislativo sulla falsariga di quello già applicato in Francia. La questione va al di là dell’azienda di Collecchio e deve essere discussa una volta per tutte con l’Europa».

Ma che c’entra il ministero dell’Agricoltura con leggi anti-scalata che si muovono su un terreno prettamente societario e finanziario?«Non spetta a me, ovviamente, definire i meccanismi più adatti che siano in grado di tutelare i diritti degli azionisti e di garantire allo stesso tempo la libertà degli attori che si muovono sul mercato».
E allora?«A me interessa difendere un settore, le sue imprese i suoi lavoratori, l’indotto e la qualità dei prodotti italiani. E Parmalat in questo momento rappresenta non soltanto un marchio del made in Italy conosciuto in tutto il mondo, ma anche il 25% della produzione italiana di latte, che a quel marchio fa riferimento, i 1.700 dipendenti del gruppo, un’intera filiera dell’agroalimentare».
A dire il vero, il marchio negli anni scorsi è diventato noto anche all’estero per vicende di cui è difficile andare fieri...«È anche per questo che dobbiamo intervenire. Si tratta di una sorta di risarcimento morale del sistema Italia infangato dalle precedenti gestioni, che hanno danneggiato non solo le strutture produttive dell’azienda, ma anche i risparmiatori italiani».
Quali saranno le contromosse che pensa di affiancare a quelle che metterà in campo Tremonti?«Credo ci sia bisogno di un’azione coordinata sia a livello governativo sia a livello di parti sociali. A questo scopo nei prossimi giorni ho intenzione di aprire un tavolo con Tremonti e con il ministro dello Sviluppo in cui saranno chiamati a confrontarsi tutti gli attori della filiera. Quella potrebbe essere la sede per ragionare su una serie di paletti a difesa di produttori e lavoratori».
I paletti potranno tenere il “nemico” fuori dalla porta, ma per garantire veramente l’italianità di Parmalat ci sarà bisogno di andare verso la creazione di un maxi polo industriale dell’agroalimentare e serviranno anche banche disposte a credere in questo progetto...«Non è quello il nostro compito istituzionale. Di sicuro, però, se per difendere il comparto servirà anche un’opera di sensibilizzazione verso soggetti che potrebbero partecipare ad una grande operazione di rilancio del made in Italy, faremo di tutto perché questo avvenga».


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