giovedì 21 gennaio 2010

L’ultimo anno di scuola si può passare al lavoro

Basterebbero i numeri di Confartigianato a chiudere il discorso. Dati che parlano di una disoccupazione giovanile in Italia ai primi posti in Europa e, soprattutto, dei 23mila posti di lavoro (su 93mila richiesti) rimasti vuoti nel 2009 proprio per l’impossibilità da parte delle piccole imprese di reperire personale specializzato sul mercato.Eppure, l’emendamento Cazzola che punta a favorire la formazione dei più giovani ha immediatamente scatenato la protesta feroce di sindacati e opposizioni. Nel mirino c’è la norma introdotta nel ddl lavoro, che approderà lunedì nell’Aula di Montecitorio per la terza lettura, in base alla quale chi ha 15 anni può svolgere l’ultimo anno di scuola facendo pratica in un’impresa. Apriti cielo. «È l’ultimo atto dello smantellamento di un vero obbligo scolastico», tuona la Cgil. «La maggioranza e il ministro Sacconi hanno deciso di fare carta straccia dell’obbligo scolastico», gli fa eco l’ex ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni.La realtà, come spiega l’attuale ministro Mariastella Gelmini, è che la proposta presentata dal relatore Giuliano Cazzola assicura «l’assolvimento dell’obbligo di istruzione attraverso un vero contratto di lavoro, retribuito secondo i contratti collettivi di lavoro». Il che «rappresenta una possibilità ulteriore di contrasto al fenomeno della dispersione scolastica». Al sindacato che accusa il governo di voler abbassare surrettiziamente l’età minima per lavorare risponde invece Maurizio Sacconi, che definisce «una porcheria» le insinuazioni. «Con la modifica al ddl Lavoro», spiega il ministro del Welfare, «si consente ad un giovane, un anno prima, di fare solo un certo tipo di apprendistato». Attualmente ne esistono tre tipi. Uno è quello professionale, per il conseguimento di una qualificazione o un apprendimento tecnico. Il secondo è quello finalizzato all’acquisizione di un diploma di alta formazione. Entrambi sono riservati a giovani di età tra i 18 e i 29 anni. C’è infine una terza tipologia. Si tratta dell’apprendistato per l’espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione. Ovvero di uno strumento, rigorosamente disciplinato dal punto di vista del contenuto educativo, per completare il ciclo di 12 anni di apprendimento previsto dalla legge. Ed è qui che entra in gioco l’emendamento Cazzola, anticipando dagli attuali 16 a 15 anni la possibilità di accedere al percorso formativo. Una novità che raccoglie il consenso delle imprese. «Basta con le finzioni che alimentano il disadattamento scolastico», dice il presidente di Confartigianto, Giorgio Guerrini, «un anno di apprendistato per completare la scuola dell’obbligo è molto più utile rispetto al parcheggio forzato nelle aule e permette ai giovani di maturare un’esperienza utile ad entrare nel mondo del lavoro». Guerrini ricorda poi che l’apprendistato rappresenta il principale strumento di inserimento lavorativo nelle imprese artigiane e che, dati alla mano, un giovane su due finita la formazione resta in azienda. Giudizi positivi anche da Confindustria. La norma, secondo la presidente Emma Marcegaglia, «viene incontro all’esigenza che c’è soprattutto in alcune zone del Paese dove a 14 anni si interrompono gli studi e si va al lavoro. Con questa misura si può lavorare e comunque continuare un percorso di formazione all’interno dell’azienda». Per il resto il ddl sul lavoro che ha ottenuto il via libera dalla commissione Lavoro della Camera contiene anche molte altre novità, dall’innalzamento dell’età pensionabile per i dirigenti sanitari all’allungamento dei tempi della riforma degli ammortizzatori sociali il cui varo sarà possibile fino a 2 anni dopo l’approvazione della legge.

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